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Cronaca

Teatro, la riapertura della Sala Laudamo divide: “Cancellata la prosa”, “Troviamo una soluzione insieme"

Da Cecilia Foti a Paride Acacia, attori e registi contro la decisione di dedicare la struttura solo alla musica: “Ho visto gli spettacoli più belli”, “Su quel palcoscenico ci sono state stagioni di prestigio”

Domani, con il concerto del duo Scilipoti-Calabrese e dopo i lavori di ristrutturazione, riaprirà la Sala Laudamo, con un programma tutto dedicato alla musica. A presentarlo, nei giorni scorsi, è stata la governance del Teatro Vittorio Emanuele che ha coinvolto in quello che definisce il rilancio della Sala Laudamo il conservatorio Corelli e le tre associazioni Accademia filarmonica, Filarmonica Laudamo e Bellini.

Ma la decisione di destinare la Sala Laudamo solo alla musica ha provocato un vespaio di polemiche tra attori e registi messinesi che su quel palco avevano trovato, negli anni scorsi, un punto di riferimento importante per la prosa. Così la protesta arriva dai social. 

“Che fine ha fatto la Sala Laudamo del mio cuore?” scrive l’attrice Cecilia Foti. “Unico punto di riferimento rimasto di un teatro chiuso per 80 anni... Lì ho visto tra gli spettacoli più belli di prosa (e di musica), lì ho vissuto anni di vita e di formazione, lì audizioni e incontri, lì ho fatto spettacoli, lì ho conosciuto il mio amore... Mi viene solo da piangere!”. 

Ma non è l’unica voce in questo senso. Paride Acacia, attore ed autore, ha voluto affidare ai social il suo disappunto: "Alla Sala Laudamo ho visto i miei primi spettacoli di prosa, ho fatto i miei primi laboratori di prosa da allievo , ho visto convivere musica e prosa insieme, ho tenuto insieme ad altri professionisti, laboratori di recitazione e musical che poi hanno portato a messe in scena di spettacoli teatrali formativi ed esaltanti, ho iniziato in quel posto le prove del musical che poi ha girato l' intera Europa, ma da lì è partito, dalla Sala Laudamo; dentro quella Sala, ho visto aleggiare lo spirito di Domenico Maggiotti, ed ho avuto l' onore di lavorarci insieme... Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".

Ancora più puntuale l'analisi del critico e giornalista Vincenzo Bonaventura che in un post commenta: "L'apertura di stagione con uno spettacolo tutto messinese, ben curato da Giampiero Cicciò, si è rivelato davvero un "tanto rumore per poco": nessuna programmazione in altri teatri, nessun'altra apertura al territorio. Spero di essere smentito al più presto."

"Su questo palcoscenico - ricorda Bonaventura parlando della Laudamo - ci sono state stagioni di prestigio con attori importanti e, soprattutto, è stata data la possibilità di espressione ad attori e compagnie messinesi che da lì sono partiti per avere successi nazionali e in qualche caso anche internazionali. Per esempio, l'attuale consigliere Giuseppe Ministeri, quale presidente della compagnia "Daf - Teatro dell'esatta fantasia" ha fatto in passato un ottimo uso teatrale della Sala musicale Laudamo. Ora, evidentemente, preferisce guardare alla Sala solo come presidente del Conservatorio".

“Sono contentissimo che la musica torni con ampio spazio nella Sala Laudamo: è una cosa solo positiva - spiega ancora il critico teatrale -  Ritengo però che dovrebbe convivere serenamente con la prosa. Se un tempo era stato necessario sopperire alla mancanza del teatro Vittorio Emanuele per ospitare la prosa, adesso che la sala grande è aperta (solo a spettacoli di giro provenienti da altre sedi, o sbaglio?) si può tornare al passato. Tutto questo cozza ancora di più con l'evidenza che i giovani, cui comunque di diritto il teatro dovrebbe riservare uno spazio di crescita, non hanno alcuna possibilità concreta di essere ammessi sul palcoscenico del Vittorio Emanuele, perché non lo sono neppure i messinesi, già onusti di gloria teatrale lontani dalle mura di casa".

E poi c’è chi cerca un punto d’incontro come Antonio Ramires della Blue Chords Music Management. “Finalmente riaperta – ha scritto – ma leggo troppe critiche, "si poteva fare meglio". Vero! Si può sempre fare meglio e sono certo che si farà ma quello che più mi preoccupa sono le critiche sulla destinazione della sala mosse da chi fa parte del mondo del teatro. La sala, così com’è, è più idonea ad ospitare concerti di musica da camera e non si può certamente dire che in questa città ci siano spazi solo per la musica. Sinceramente scaricare tutto sul comparto musicale - come se fosse più privilegiato rispetto a quello teatrale - mi sembra da sciocchi e fa un torto a tutto il settore. Dovremmo tutti dire: a Messina mancano gli spazi, troviamoli insieme”. 

Ma per trovare insieme serve un dialogo che evidentemente è venuto a mancare. Adesso tocca all’Ente Teatro “battere un colpo” e trovare la giusta sintesi per dare spazi e voce anche alla prosa, a quegli attori e registi del territorio a cui non mancano i palcoscenici nazionali ma che fanno fatica a trovarli a casa propria.

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