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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sbarco migranti dell'Ocean Viking, arrestati due scafisti incastrati da testimonianze e video dei cellulari

Convalidato il fermo al carcere di Gazzi per due egiziani. Sono stati riconosciuti da alcuni dei passeggeri che hanno raccontato le violenze subite

E’ stato convalidato il fermo per due uomini fermati dalla Digos e dalla Guardia di Finanza di Messina all’interno della nave Ocean Viking, sbarcata il 24 settembre scorso al molo Norimberga.

Si tratta di due egiziani accusati insieme ad altri, non ancora identificati, di aver fatto salire, dietro compenso, un gruppo di migranti prigionieri in Libia, ma soprattutto sono accusati di avere sottoposto a trattamento inumano i passeggeri tenendoli senza acqua né cibo.

A supporto delle accuse, la testimonianza chiave di alcuni uomini che avrebbero riconosciuto i due egiziani.

L’udienza di convalida del fermo per Ali Mohammed Yousef Ed Faki, 42 anni, e per il 24enne Soliman Atito Salama si è svolta questa mattina al carcere di Gazzi davanti al gip Maria Militello.

Entrambi sarebbero saliti a bordo dell’imbarcazione senza alcuna costrizione o minaccia e senza aver fatto parte del gruppo di migranti precedentemente detenuti nel luogo di prigionia libico e, pertanto, considerati gravemente indiziati di aver commesso atti diretti a procurare illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato dei cittadini extracomunitari dietro corresponsione di somme di denaro dall’importo variabile, con le aggravanti di aver commesso i fatti in relazione a più di cinque persone, esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità fisica, sottoponendole a trattamento inumano e degradante. 

Le versioni di coloro che sono stati ascoltati come testimoni sono risultate convergenti ed attendibili e hanno consentito, fin da subito, di ricostruire quanto avvenuto prima della partenza. Difatti, dopo aver pagato una somma di denaro nel paese di origine, i migranti sono stati dapprima trasportati in una località libica all’interno di un capannone dove hanno trascorso alcuni giorni in attesa di intraprendere il viaggio verso l’Italia e, successivamente, sono stati portati in spiaggia dove alcuni uomini armati e travisati li hanno fatti salire su un’imbarcazione in legno. 

Che le persone a bordo della Ocean Viking fossero state vittime di volenze e abusi era ormai un fatto assodato dopo i racconti, le segnalazioni e gli appelli lanciati dal personale delle Ong che era a bordo e che sono state confermate da migranti accolti all’ex caserma Gasparro dalla coop Badia che gestisce l’Hot Spot.

In particolare è stato Luca Pigozzi, medico a bordo di Medici senza frontiere, che subito dopo lo sbarco ha riferito alle forze dell’ordine delle torture che le persone soccorse in mare hanno raccontato di aver subito portando ancora addosso i segni delle violenze.

I due uomini fermati sono stati riconosciuti da migranti che hanno raccontato la loro odissea in mare prima di essere soccorsi dalle Ong. E sarebbero convergenti anche con alcuni immagini video supportati da alcuni cellulari.

Il 16 settembre altre tre persone erano state arrestate a Messina con l'accusa  di sequestro di persona, tratta di esseri umani e tortura per aver trattenuto in un campo di prigionia libico decine di profughi pronti a partire per l'Italia. I migranti hanno raccontato - ai poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento che s'è occupata dell'inchiesta - di essere stati torturati, picchiati e di aver visto morire compagni di prigionia. A disporre il fermo la Dda di Palermo.

I tre gestivano per conto di una organizzazione criminale un campo di prigionia a Zawyia, in Libia, dove i profughi pronti a partire per l'Italia venivano tenuti sotto sequestro e rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto. I fermati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone, alla violenza sessuale, alla tortura, all'omicidio e al sequestro di persona a scopo di estorsione. Al momento del fermo si trovavano nell'hotspot di Messina. Si tratta di Mohammed Condè, detto Suarez, originario della Guinea, 27 anni, Hameda Ahmed, egiziano, 26 anni e Mahmoud Ashuia, egiziano, 24 anni.

Le vittime, arrivate a Lampedusa il 7 luglio scorso dopo essere state soccorse dalla nave Mediterranea, hanno riconosciuto i tre carcerieri dalle foto segnaletiche mostrate loro dalla Squadra Mobile della Questura Agrigento, che, dopo ogni sbarco, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Agrigento, fa visionare ai profughi le immagini di migranti giunti in Italia in viaggi precedenti proprio alla ricerca di carcerieri o scafisti.

Analoga procedura che ha consentito anche questi ultimi fermi.

Nel caso seguito dalla squadra mobile di Agrigento e dalla Dia di palermo è stato contestato per la prima volta il reato di tortura. Terribili i racconti fatti in quell'occasione. Le vittime hanno raccontato di essere stati picchiati a turno, tutti i giorni, dai carcerieri. Colpiti con bastoni, calci di fucili, tubi di gomma, frustate e con scariche elettriche. Minacciati e anche lasciati morire.

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