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Cronaca

Palazzo di giustizia un verminaio? I magistrati fanno quadrato ma De Luca insiste: “Non mi fate paura”

L'Anm parla di insinuazioni inaccettabili ma il sindaco alza il tiro riepilogando la sua storia giudiziaria. E ai giudici spiega: "Più voi mi intimidite e peggio è”

E’ scontro aperto tra il sindaco di Messina Cateno De Luca e l’associazione nazionale magistrati per le dichiarazioni rese ieri dal sindaco dopo la sentenza di assoluzione sul caso Fenapi.

Nel mirino dell’ Anm gli attacchi del primo cittadino che nel suo lungo sfogo tra le lacrime ha parlato di “essere stato perseguitato dalla procura di questo Palazzo”.

Sotto accusa dei togati anche le frasi dei legali, in particolare Carlo Taormina che nel manifestare solidarietà al proprio assistito ha concluso affermando che è finito il calvario di De Luca e “ora inizia il calvario dei magistrati responsabili della persecuzione giudiziaria” nei confronti dei quali si annunciano esposti al Csm.

Una presa di posizione che  De Luca ha commentato con parole dure: “Allora tutti coloro che vengono macinati? - ha detto ricordando il caso Tortora - Uno che subisce per undici anni 18 processi ed è incensurato non è un perseguitato, e che è? un testa di caz…o? un cretino? uno sfortunato o è capitato in un groviglio sbagliato, trattato da soggetti non all’altezza del compito”. Poi, rivolto rivolto a Laura Romeo, presidente della Ges-Anm di Messina:  “Mi vuole querelare? Faccia pure. Non capisco perché si può dire che una parte dei politici è ladra, incapace, e non si può dire che una parte della magistratura è fatta di inetti e disonesti. Perché qualunque categoria del mondo si può distinguere in buoni e cattivi  quando si parla della magistratura sono tutti buoni. Cominciamo a chiarire che proprio perché rispetto la maggior parte dei magistrati, che rischiano la loro pelle, io mando affan…lo quelli che hanno basato le loro fortune sul carrierismo, su quelli che hanno mandato torroncini che venivano mandati da Messina a Roma, a a Palamara, quelli che occupano posizioni importanti perché sono arrivati lì a calci in culo. Mi volete arrestare per la terza volta? Fate pure”.

De Luca ha poi raccontato ancora le sue vicende giudiziarie sostenendo che la “procura di Messina si è inventata anche il reato di associazione a delinquere per poter fare intercettazioni e pedinamenti e stuprare la privacy. Poi si è scoperto che la loro impostazione era farlocca. Vorrei vedere – ha continuato -  se non si trattava di un tentativo di incastrarmi. Non ci sono riusciti perché abbiamo trovato un magistrato, una donna, che ieri ha mostrato coraggio da vendere, perché nonostante il clima del Palazzo ha emesso una sentenza giusta”.

Nella nota dell’associazione magistrati si legge che De Luca si è fatto lecito di definire che il Palazzo di giustizia è un verminaio. “E’ vero – conferma De Luca – è un verminaio, fa schifo. Perchè se non era così io non mi ritrovavo con procedimenti aperti e chiusi a piacimento, iniziati e fatti morire lì. Sul processo di ieri della Fenapi sono stati fatti otto procedimenti penali. Questo è da verminaio. Volete querelarmi? Fate pure. Più voi mi intimidite e peggio è - ha concluso il sindaco - lo sapete quanto me ne fotto? Mi invitate a nozze. Non ho paura di voi. Non ho mai avuto paura della giustizia, perchè ho sempre creduto che ci sono magistrati giusti”.

Poi, la stoccata finale, con riferimento al giudice Giovanni Falcone (“la prima vittima delle correnti e delle porcherie interne alla magistratura") e l'attacco diretto a Laura Romeo citata in un articolo de Il Fatto quotidiano che racconta il dietro le quinte delle carriere dei magistrati. "Non me ne frega niente a me di queste cose, ma non permetto nè a lei né ad altri di intimidirmi - ha concluso - perchè io mi sono fatto da solo, con i miei sacrifici, torroncini non ne ho mai spediti e incontri a Roma per raccomandare amici della corrente non ne ho mai fatti”.

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