Scuola, il covid come l'influenza: il certificato medico solo dopo 5 giorni
Come avveniva in passato, la giustificazione dovrebbe essere necessaria soltanto dopo cinque giorni di assenza, ma sono ancora tanti i punti che dovranno essere chiariti dalle linee guida ministeriali. Gli esperti: "A casa con i sintomi, mascherine in caso di focolai"
L'aumento dei casi Covid, proprio nel periodo del ritorno a scuola, torna ad essere un tema di dibattito tra gli esperti. Come gestire eventuali contagi? Quali regole adottare? La linea sembra quella di considerare il virus alla pari della normale influenza, almeno per quanto riguarda le assenze, con la giustificazione che dovrebbe scattare soltanto dopo cinque giorni, come avveniva in passato. Per avere maggiore chiarezza sarà necessario attendere le linee guida del governo condivise con i ministeri della Salute e dell’Istruzione. Il tampone rimane uno strumento da utilizzare per monitorare i contagi, ma non è del tutto affidabile, come spiegato da Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale: "Il tampone in ogni caso non è un sintomo. Non possiamo fare un certificato medico a un paziente che telefoni dicendo di essere positivo all’autotampone, ma senza sintomi. Se apriamo le porte all’autodiagnosi, è finita. Qualunque assenza dal lavoro potrà essere giustificata dal paziente stesso, senza il filtro del medico".
Inizia la scuola, aumentano i contagi
Come sottolineato da Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, è necessario adottare diverse contromisure: "L'aumento dei contagi può essere contenuto attraverso la ventilazione degli ambienti, un'opportuna gestione e organizzazione degli spazi, la disponibilità di gel disinfettanti, la sorveglianza dei sintomatici. Nell'eventualità di focolai chi presenta manifestazioni cliniche dovrebbe restare a casa e per chi frequenta gli istituti andrebbe valutata la mascherina".
Come ricorda Pregliasco alla vigilia dell'incontro fra i tecnici dei ministeri della Salute e dell'Istruzione, per valutare le strategie di prevenzione anti Sars-CoV-2 in questo inizio di nuovo anno scolastico, bisogna tratte insegnamento dalle lezioni del passato: Conserviamo il ricordo che purtroppo questo virus c'è e non deve essere minimizzato eccessivamente il rischio residuo che effettivamente esiste ancora. La mascherina non è un'ideologia e non va considerata tale, una cosa che se uno la indossa viene guardato strano. È sbagliato stigmatizzare chi la porta, sia se lo fa perché timoroso, sia e soprattutto se lo fa perché fragile o a contatto con fragili. La mascherina è un elemento da valorizzare in situazioni ad hoc".
"Oggi - ha aggiunto l'esperto - nella popolazione c'è una certa avversione, una certa stanchezza, per quelle che potrebbero essere indicazioni stringenti obbligatorie che comunque non sono nell'orientamento dell'attuale politica di governo. Ma dal punto di vista pratico", anche se "non è facile proprio perché prevale la voglia di dimenticare quello che è stato e di rimuovere quello che c'è e presumibilmente ci sarà", secondo Pregliasco "bisogna rilanciare l'importanza dei comportamenti di buonsenso". Negli ospedali significa per esempio "indossare la mascherina non negli ambulatori, ma nei reparti per fragili o ad alto carico assistenziale". E nella vita di tutti i giorni vuol dire "metterla se si è ammalati. In passato", prima dello tsunami coronavirus, "facevamo tutti gli eroi - ricorda il medico - si andava a lavorare con l'influenza, imbottiti di tachipirina. Anche i nostri bambini spesso li mandavamo a scuola con dei sintomi, salvo poi venire chiamati per andarli a prendere non appena finiva l'effetto del farmaco antinfiammatorio o antifebbrile. Invece è una responsabilità dei singoli non essere untori della malattia quando si è sintomatici":
La mascherina per gli studenti
Un altro argomento di dibattito è quello delle mascherine, fondamentali per difendere i più fragili, come sottolineato da Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e professore di Malattie infettive all'Università Tor Vergata di Roma: "La scuola è da sempre fucina di virus che trovano un terreno fertile tra i bambini e i giovanissimi. Offrire una mascherina agli studenti? Non ci vedo nulla di male e non credo sia un danno. Siamo usciti dalla fase dell'obbligo sulle misure anti-Covid. Ora dovremmo aver capito che serve una cultura del senso civico. Se ho contatti con persone fragili dovrò cercare di difenderli ecco che la mascherina è uno strumento corretto".
"In ospedale stiamo osservando un aumento dei ricoveri Covid, sono anziani e fragili, qualcuno non è vaccinato e altri hanno solo una dose - ha aggiunto l'esperto - Ma, purtroppo, ci sono anche quadri clinici con polmoniti che necessitano del famoso 'casco'. Proprio per questo serve una richiamo alla responsabilità di tutti, quando diciamo che la malattia è una influenza dobbiamo anche dire che di influenza in Italia si muore. Quindi l'invito è di non pensare che Sars-CoV-2 sia più benevolo e che abbiamo risolto completamente la questione perché invece serve rialzare l'attenzione ed essere prudenti. Cosa vuol dire? Se si usano i mezzi pubblici o si vive con anziani e fragili è consigliata la mascherina".
Polemico il commento sui social dell'epidemiologo Pier Luigi Lopalco: "In un Paese normale, all'avvicinarsi dell'apertura delle scuole e del Generale Inverno, contro Covid le istituzioni farebbero quadrato cercando di raccomandare prudenza, di utilizzare le mascherine quando ci si trova in luoghi chiusi e affollati. Senza contare che nelle scuole e negli edifici pubblici gli impianti di aerazione forzata sarebbero dovuti essere stati progressivamente installati e tutti dovrebbero essere già belli e pronti con una campagna vaccinale efficiente. Da noi, invece, si fa solo caciara".
Fonte: Today.it