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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Santa Teresa di Riva

Medico morta dopo aver contratto il covid curando un paziente, il giudice: "L'assicurazione deve pagare"

Il tribunale del lavoro di Trento ha condannato la società assicurativa a pagare la polizza infortuni contratta da Enpam. Il caso della dottoressa Tanya Trimarchi, di Santa Teresa di Riva, uccisa dal virus nel marzo 2020, che apre un precedente importante per i camici bianchi non strutturati

Anche i medici non strutturati ma in convenzione con le aziende sanitarie di appartenenza godono di tutela in caso di infortunio da Covid-19 per effetto della polizza collettiva stipulata da Enpam. Lo stabilisce una sentenza del Tribunale di Trento-Sezione Lavoro che ha accolto la domanda del fratello della dottoressa Tanya Trimarchi, medico originario di Santa Teresa di Riva, morta nel marzo del 2020 dopo aver contratto il covid durante una visita a domicilio ad un anziano morto pochi giorni dopo.

La donna, 57 anni, originaria del comune jonico, medico di continuità assistenziale a Pozza di Fassa, frazione di San Giovanni di Fassa, in provincia di Trento, è stata stroncata dal coronavirus dopo aver onorato il suo lavoro fino all'ultimo momento, prestando le cure anche a chi era stato contagiato dal virus. Le sue condizioni si sono aggravate dopo alcuni giorni trascorsi in terapia intensiva all’ospedale “Santa Chiara” di Trento.

Trimarchi tornava a spesso a Santa Teresa di Riva, dove era molto conosciuta e stimata, per trovare amici e familiari anche se lavorava in Trentino da diversi anni.

Proprio il fratello, unico erede della dottoressa Trimarchi, in virtù della polizza infortuni stipulata da Enpam per conto dei medici di medicina generale con Cattolica Assicurazione e Aviva Italia Spa (partecipazione al 40%), aveva chiesto alle compagnie l’indennizzo assicurato in polizza per il caso morte, pari a 125.000 euro, ma Cattolica e Aviva avevano respinto la domanda, sostenendo che il Covid fosse una malattia e non infortunio e che non rientrasse quindi tra le ipotesi assicurate dalla polizza.

L’uomo, rappresentato dall’avvocato Renzo Briguglio di Santa Teresa, si è quindi rivolto al Tribunale di Trento-Sezione Lavoro, ha vinto la sua battaglia che ora crea un precedente per tutti quei medici non strutturati e dunque non coperti dall’assicurazione sociale gestita da Inail.

Il giudice del lavoro, infatti, affermando che il Covid-19 contratto in occasione di servizio non è malattia ma infortunio sul lavoro, ha condannato la società assicurativa a pagare l’indennizzo stabilito dalla polizza infortuni contratta da Enpam per conto dei medici di Medicina Generale, medici di continuità assistenziale o di Guardia Medica.

"La particolarità di questa sentenza resa dal giudice del lavoro del Tribunale di Trento - spiega l'avvocato Briguglio a MessinaToday -  rende evidente come anche i medici non strutturati, ma in convenzione con le aziende sanitarie di appartenenza e di cui al nutrito elenco pubblicato da Fnomceo godono di tutela in caso di infortunio da Covid per effetto della suddetta polizza collettiva stipulata da Enpam. Sotto tale profilo non appare emergere - sul piano giuridico - una particolare differenza tra assicurazione sociale gestita da Inal e l’assicurazione di Enpam – tramite Cattolica - anch’essa avente carattere assistenziale e/o previdenziale. Un diverso approdo darebbe vita ad una evidente disparità di trattamento, a nulla rilevando il richiamo all’art. 42 del D.L. 38/2020, norma questa su cui si è incentrata la difesa dell’Assicurazione sostenendo che essa non poteva estendersi alle assicurazioni private perché norma emergenziale destinata ad operare solo nell’ambito dell’assicurazione sociale, dovendosi – piuttosto - farsi riferimento all’art. 2 del D.Lgs. 1124/65, trattandosi di assicurazione comunque obbligatoria perché nascente dalla legge e dalla contrattazione collettiva a favore dei medici di medicina generale".

Sentenza Covid e assicurazione in PDF

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