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Cronaca

Omicidio Manduca, uccisa a coltellate dal marito: la Cassazione accoglie il ricorso degli orfani sul risarcimento

Per la Corte d'appello di Messina non c'era stata negligenza da parte della Procura di Caltagirone: il delitto 'era inevitabile' nonostante le dodici denunce presentate dalla donna. Ma i giudici della terza sezione civile chiedono un nuovo processo

Per la Corte d'appello di Messina non c'era stata negligenza da parte della Procura di Caltagirone: il delitto 'era inevitabile' e 'l'uomo comunque determinato ad ucciderla' ma per la Cassazione invece c'è bisogno di un nuovo processo.

I giudici della terza sezione civile hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati Licia D'Amico e Alfredo Galasso per conto dei figli di Marianna Manduca, la giovane donna uccisa a Palagonia nell'ottobre del 2007 dal marito Saverio Nolfo, dopo 12 denunce inascoltate, opponendosi così a una sentenza che ha fatto discutere e che  toglieva agli orfani il denaro concesso a titolo di risarcimento, nel processo sulle responsabilità dei magistrati.

Il nuovo processo si celebrerà a Catanzaro. "Una sentenza sperata, bella - dichiara all'agenzia Dire Licia D'Amico, legale difensore dei figli di Marianna- e l'altra sentenza annullata perchè il ragionamento secondo cui niente si poteva fare per evitare la morte di Marianna è 'tecnicamente errato'. Questa è una sentenza importante per la famiglia, ma anche una risposta di giustizia su una vicenda che non poteva chiudersi in quella maniera. La Cassazione questa volta ha svolto bene il proprio compito, che è quello di dare anche un messaggio netto ai giudici di merito".

I tre orfani, in un iter processuale complesso, avevano visto riconoscersi in primo grado un risarcimento di 250 mila euro dopo che era stata ravvisata la responsabilità civile dei magistrati: la donna aveva infatti presentato 12 denunce contro l'uomo che l'ha poi uccisa a coltellate. Ma la Corte d'appello di Messina lo scorso marzo aveva annullato quel risarcimento dando ragione alla Presidenza del Consiglio che aveva fatto ricorso sostenendo che i magistrati di Caltagirone fecero il possibile considerata l'assenza all'epoca di una legge sullo stalking. Una decisione che la difesa della famiglia di Marianna ha impugnato in Cassazione davanti alla terza sezione civile che ne ha riconosciuto le motivazioni.

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