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Il Comune non doveva togliere il Cappuccini alla Waterpolo, lo dice il Tar

La società sportiva ha ottenuto la sospensiva degli atti di rescissione del contratto sulla gestione dell'impianto. L'amministrazione De Luca che non si è costituita in giudizio aveva richiesto ma non ottenuto il pagamento dei canoni di locazione. Ma i giudici sostengono altro

Il Tar ha deciso. Sospesi gli atti del Comune che rescindevano il contratto di gestione della piscina Cappuccini alla Waterpolo Messina, associazione sportiva che si occupa di nuoto e pallanuoto. Nel luglio scorso l'amministrazione comunale aveva sciolto unilateralmente l'accordo che risaliva al 2012 per il debito - secondo il Comune - che la società non ha ottemperato anche con un piano di rientro di circa 500mila euro. La quarta sezione del Tar ha emesso un'ordinanza su ricorso della Asd Waterpolo Messina rappresentata dall'avvocato Antonio De Matteis contro il Comune, che stranamente non si è costituito in giudizio, per la risoluzione per inadempimento del contratto di transazione.

L'amministrazione comunale il 25 luglio aveva invitato la società a concordare le modalità di riconsegna dell'impianto Cappuccini. Per i giudici Giovanni Iannini e Francesco Bruno il ricorso della Waterpolo è fondato sull'errata applicazione della clausola risolutiva contenuta nell'articolo 10 della transazione non preceduta da un incontro di verifica sui pagamenti al Comune e sui residui 2019 per i canoni di locazione. Il ricorso nel merito è stato fissato al 14 maggio 2020. 

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