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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Barcellona Pozzo di Gotto

Mafia, sequestro da un milione a un esponente del clan dei barcellonesi

Sotto chiave sei immobili e numerosi conti corrente. Il provvedimento chiesto dal questore e dal procuratore per la "pericolosità sociale" e la "continuità temporale del suo apporto all’organizzazione mafiosa" a partire dagli anni Novanta

Sequestro di beni per un milione a carico di un noto esponente del sodalizio mafioso dei barcellonesi. Destinatario del provvedimento, chiesto dal questore e dal procuratore di Messina, è soggetto organicamente inquadrato nel sodalizio mafioso dei “barcellonesi”, essendosi evidenziato per la sua contiguità ai boss storici, il cosiddetto “gruppo dei Vecchi”, sin dall’inizio degli anni ’90, allorchè egli si era posto a disposizione dell’organizzazione per l’esecuzione delle estorsioni in danno di commercianti ed imprenditori operanti nel barcellonese, in specie coloro che erano risultati aggiudicatari di commesse pubbliche.

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Il soggetto era, in realtà, stato oggetto dell’attenzione investigativa da parte del Commissariato di  Barcellona Pozzo di Gotto sin dagli anni ’80, quando si era fatto notare nel contesto della gestione delle bische clandestine e del gioco d’azzardo. Risalgono al 1985 le prime contestazioni per i reati di installazione abusiva di apparecchi di genere vietato ed agevolazione del gioco d’azzardo per aver permesso il gioco ad un gruppo di minori, i cui genitori avevano segnalato al locale commissariato, preoccupati, l’ingente sperpero di denaro da parte dei propri figli presso la sala giochi dell’odierno proposto.

Condotte uovamente segnalate all’Autorità giudiziaria all’inizio degli anni ’90; nello stesso periodo, le concomitanti indagini antimafia consentivano di acclarare la sua appartenenza al sodalizio mafioso.

È l’indagine nota come “Gotha-Pozzo 2” che consente di inquadrare il ruolo dell’odierno proposto tra i “quadri” dell’organizzazione, per la quale, specificamente, curava il settore delle estorsioni.

Questi veniva tratto in arresto all’esito dell’operazione nota come “Gotha 7”, conclusa nel gennaio 2018, per concorso nell’associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi, rapina, violenza privata, minaccia e lesioni personali, reati, questi ultimi, tutti aggravati dal metodo mafioso, vicende per le quali è già stato raggiunto da due sentenze di condanna definitive per appartenenza al sodalizio mafioso.

In data 28 febbraio 2020, lo stesso veniva tratto nuovamente in arresto nell’ambito dell’indagine “Dinastia”, per le medesime condotte violente ed estorsive che, storicamente, aveva posto in essere al fine di garantire il controllo del territorio da parte del sodalizio di appartenenza.

Assai significativa è stata ritenuta anche dal Tribunale della Prevenzione la circostanza che il proposto abbia conservato le “funzioni” allo stesso storicamente affidate nell’ambito della pratica estorsiva nonostante l’avvicendarsi dei boss alla guida del sodalizio, avendo costituito lo “storico” punto di riferimento anche tra le opposte fazioni succedutesi, nel tempo, alla guida dell’organizzazione.

Il Tribunale ha recepito nelle motivazioni poste a fondamento della fase constatativa della pericolosità sociale espressa dal soggetto, la continuità temporale del suo apporto causale all’organizzazione mafiosa, senza soluzione di continuità, tra gli anni ’90 e l’attuale.

L’attualità della sua pericolosità è stata, inoltre, rappresentata anche in relazione alla specifica attività condotta territorialmente dal Commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto che, nell’anno 2020, lo aveva più volte segnalato allorchè si trovava agli arresti domiciliari, avendo ripetutamente violato le prescrizioni del GIP e del Magistrato di Sorveglianza.

In tal senso, il Collegio della Prevenzione, accogliendo le richieste dei proponenti, ha disposto il sequestro di un cospicuo patrimonio immobiliare a questi riconducibile, nonostante le fittizie intestazioni a prossimi congiunti.

Nello specifico, si tratta di 6 immobili a Barcellona Pozzo di Gotto, uno dei quali oggetto di una assai rilevante quanto economicamente dispendiosa opera di ristrutturazione che ne ha elevato il valore in maniera cospicua, in mancanza di una qualunque capacità reddituale e patrimoniale per realizzare l’investimento.

Il Tribunale della Prevenzione ha ritenuto che a questi fosse effettivamente riconducibile anche una ditta di ristorazione che, seppure intestata al figlio, aveva costituto, sin dagli anni ’90, il luogo di esercizio dell’attività di gioco d’azzardo da parte del padre. Si tratta proprio della sala giochi che, sin dagli anni ’80, aveva attirato l’interesse investigativo del personale della polizia. Successivamente convertito in attività ristorativa, si è potuto dimostrare che il padre dell’attuale intestatario ne aveva assunto la gestione effettiva e ne aveva assicurato, nel tempo, il sostegno economico, proveniente da rimesse di danaro provento delle estorsioni, come peraltro attestato anche dalla evidente sperequazione tra redditi e tenore di vita riferito al destinatario dell’odierna misura ed ai familiari intestatari fittizi.

Il valore dei beni in sequestro, che includono anche numerosi rapporti di conto corrente, ammonta a circa Euro 1.000.000.

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