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Cronaca Milazzo

Tutti al mare ma la spiaggia è sparita, l'attacco di Legambiente: “A Tono volati via dieci metri in un anno”

Le immagini choc della devastazione a Milazzo mentre l'associazione chiede interventi urgenti contro l'erosione costiera. Spiagge pericolose con sprofondamenti e dislivelli impressionanti. "Necessario uno studio urgente per la messa in sicurezza che preveda interventi di ingegneria naturalistica"

Spiaggia negata per questa strana estate 2020  non solo per il Coronavirus ma perché questa nell'ultimo anno si è prosciugata insieme alle potenzialità turistiche. Stiamo parlando del sempre più preoccupante arretramento costiero dellaspiaggia del Tono a Milazzo. A lanciare l’allarme ancora una volta Legambiente del Tirreno: “A memoria d’uomo, pur nel normale dinamismo della variabilità della linea di costa, non si era mai verificato un arretramento così grande, perfino di 10 mt in un solo anno”. Ciò è abbastanza evidente dal confronto fra le foto della “Ngonia” a maggio tra il 2019 e il 2020.  

Dopo accurati sopralluoghi e confronti fotografici Legambiente Tirreno sottolinea la pericolosità delle spiagge di Milazzo, con sprofondamenti e dislivelli impressionanti. “La struttura stratigrafica della spiaggia – continua l’Ente-si è indebolita, a causa dell’asportazione degli strati profondi sovraconsolidati; e questo non soltanto per effetto dell’erosione naturale, ma per opera dell’uomo”. 

Equilibrio naturale spezzato

Come spiega Legambiente, Milazzo si contraddistingue per affascinanti tratti di litorale caratterizzati da depositi naturali di sabbia e ghiaia fine in equilibrio dinamico col moto ondoso.  Questa azione marina modella incessantemente la spiaggia, accarezzandola nei momenti di calma e facendo emergere sulla battigia la frazione sedimentaria più fine; travolgendola con l’energia dei cavalloni durante le mareggiate quando la risacca sposta e redistribuisce i sedimenti; alimentandola secondo la direzione dominante della correntometria costiera e del gioco delle maree, quando il materiale clastico apportato dai torrenti viene depositato in sostituzione di quello prelevato e non restituito. 
Le spiagge che rischiano di sparire sono un bene comune naturale e paesaggistico, e sono un patrimonio ricco di bellezza, valorizzabile per i fini antropici, come la balneazione se utilizzata in modo delicato e sostenibile. L’azione dell’uomo ha però stravolto questi equilibri naturali con lo spostamento della sabbia in grande quantità determinando  l’abbassamento del piano di calpestio nella zona dell’arenile più vicina alla battigia con la perdita degli strati più compatti. Il materiale  accumulato a monte crea un cordone artificiale. Questa modifica dell’altimetria costiera rende più fragile l’arenile. Infatti il mare si può espandere più profondamente, raggiungendo i cumuli con un’energia ancora non ammortizzata. I  cumuli di ghiaietto lenticolare (preziosità del luogo) si disperdono irreversibilmente e la spiaggia non riesce più ad assestarsi naturalmente, come sta accadendo nella spiaggia di Tono.

Che cosa si può fare per correre ai ripari?

“E’necessario innanzitutto ricordare- scrive Legamebiente- che nella spiaggia è vietato dalla legge lo spostamento come la rimozione della sabbia; azioni queste che non possono nemmeno essere autorizzate”. Ad essere vietate sono tutte quelle azioni antropiche, che richiedono  l’uso di mezzi meccanici per il movimento terra, come scavatori, pale meccaniche, bulldozer, trivelle, ecc.  L’Associazione ritiene che che con l’arrivo della stagione balneare  le autorità dovrebbero fare uno studio urgente , per la messa in sicurezza che preveda interventi di ingegneria naturalistica, coinvolgendo geologi e naturalisti, ed anche con misure di prevenzione utili a frenare lo squilibrio in atto.

Stabilimenti balneari ed erosione costiera

A non aiutare l'ambiente anche il comportamento di alcuni gestori degli stabilimenti balneari, che sono spesso responsabili di azioni  dannose per le spiagge e  spesso fuori da ogni controllo solo per proteggere le attrezzature stabili dei lidi. 

“Da sempre è nostra opinione che tali attrezzature- contina Legambiente- non debbono restare stabilmente sull’arenile demaniale, non bastando allo scopo che le strutture siano precarie ed amovibili. Debbono invece essere effettivamente rimosse, ripristinando e salvaguardando, per tutto il periodo al di fuori della balneazione, il paesaggio naturale e l’equilibrio naturale della dinamica costiera”.

"La normativa per l’utilizzo del demanio marittimo- continua la nota- quando consente ai concessionari di restare stabilmente sul demanio, non per i fini della balneazione, ma ad esempio per: pizzerie, bar, ristoranti e discoteche, è dannosa sia per la tutela di quel bene naturale e paesistico che sono le spiagge, sia per la concorrenza (non leale) nei confronti degli operatori economici del commercio e del turismo, i cui locali ed installazioni sono gestiti in ambito urbano e ad alti costi di esercizio". 

L'Associazione scrive all'assessore regionale all'Ambiente, al presidente della Commissione Ambiente Regionale, al prefetto di Messina, al sindaco di Milazzo, alla Capitaneria di Milazzo, al dirigente del Demanio di Milazzo affinchè questa problematica venga affrontata prima che sia troppo tardi. Nella stessa situazione anche altre spiegge messinesi tra cui quella di Piraino nella quale sono stati preposti nuovi interventi per la messa in sicurezza di Calanovella.


 

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