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Cronaca Roccalumera

Pablo, annegato per salvare due sorelle. La famiglia: "La sua storia sia insegnata a scuola"

L'appello della sorella a cinquant'anni dal sacrificio del giovane di Roccalumera. Un monumento ricorda il suo ultimo gesto prima di arrendersi alla furia del mare

Prima di annegare, ha alzato la mano con le ultime forze che aveva. Un gesto rimasto scolpito nella mente di chi ha assistito inerme al sacrificio di un ragazzo per troppo tempo dimenticato. Sono passati cinquant'anni dalla morte di Pablo Pino che il 19 febbraio 1972 ha sfidato le onde nel disperato tentativo di salvare due giovani turiste americane. Una storia senza un lieto fine, raccontata da un monumento in una piazzetta di Roccalumera e dalle parole di chi ha vissuto quella tragedia.

Pablo aveva 26 anni, sognava di diventare un cantante mentre ogni giorno si dava da fare per aiutare la madre rimasta vedova e i suoi cinque fratelli. "Era un ragazzo che voleva bene a tutti incondizionatamente - racconta a MessinaToday la sorella Patrizia - il suo cuore grande l'ha portato a sacrificarsi per gli altri. È passato tanto tempo, ma il dolore per quanto accaduto quel giorno resta vivo. Ecco perchè vorrei che questa vicenda venisse raccontata nelle scuole, magari negli istituti superiori per parlare ai tanti adolescenti che iniziano il cammino verso l'età adulta. Devono capire che in questo mondo ormai senza valori c'è ancora gente disposta a dare tutto senza chiedere nulla in cambio. Uno di questi era Pablo che quel pomeriggio non ci ha pensato due volte a tuffarsi in acqua nonostante fosse debilitato dalla malattia. Ha messo in atto il grande insegnamento di nostra madre, arrivata in Sicilia dal Venezuela e costretta a ripartire da zero nonostante il titolo di ostetrica. Ha affrontato la morte di due mariti, ma non si è mai tirata indietro e per questo tutta la comunità le voleva bene".

La vicenda

Pablo Pino è stato costretto a crescere troppo in fretta. Maggiore di cinque fratelli, toccava a lui aiutare la madre rimasta vedova per la seconda volta. Dopo il diploma ha iniziato a lavorare come portiere nelle ore notturne, il giorno invece si alternava nei locali della riviera jonica come bagnino o cameriere. Nel frattempo si dilettava a cantare con il suo gruppo chiamato "Gli angeli", inseguendo il sogno di sfondare nel mondo dello spettacolo. 

Una vita tranquilla e spensierata nonostante i sacrifici, fino a quel 19 febbraio 1972. Pablo si trova a casa, in via di guarigione da una polmonite che l'aveva costretto a rinunciare ai suoi impegni. In quei giorni violente mareggiate avevano provocato flagellato la costa, il suo pensiero in particolare era rivolto al lido Copacabana di Letojanni dove lavorava. Un amico gli telefona annunciando la volontà di recarsi proprio nella struttura a due passi da Taormina per constatare i danni causati dalle onde. Così Pablo decide di uscire nonostante fosse ancora debilitato dalla malattia. Trova un passaggio e in auto raggiunge Letojanni. Nelle prime ore del pomeriggio il maltempo sembrava essersi placato, un raggio di sole si faceva spazio tra le nuvole, segno che il peggio era ormai passato. Così una famiglia di turisti americani, padre, madre e le due figlie,  decide di raggiungere la spiaggia, sistemandosi a pochi metri dal Copacabana. Sotto al cielo via via più sereno, il mare continua però a far paura con onde alte diversi metri. Le due ragazzine iniziano a giocare, all'improvviso il pallone finisce sulla battigia, la più piccola, solo 9 anni, corre per recuperarlo e in un attimo viene travolta da un'onda. Stessa sorte per la sorella, risucchiata a largo dal mare.

Pablo è sul lungomare a poca distanza insieme ad un gruppo di amici, assiste a tutta la scena. Senza indugiare inizia a correre verso la spiaggia, nel frattempo si toglie i vestiti e si tuffa in acqua dirigendosi verso le due ragazzine. Riesce a raggiungere la più piccola tenendole la testa fuori dall'acqua. Ma il mare continua ad alzarsi. Poco dopo sul posto arriva tanta gente, ci sono anche i pescatori che provano a dare soccorso con le barche, la forte corrente respinge ogni tentativo. Neanche le forze dell'ordine riescono a fare qualcosa. Pablo lotta per non andare a fondo insieme alla bambina. Da Sigonella si alza in volo un elicottero che raggiunge il luogo dove si sta consumando la tragedia. Tutto però si rivela inutile, dopo tre ore di sforzi Pablo perde il contatto con la bimba, poi con le sue ultime forze riesce a risalire in superficie e alzare la mano verso chi assiste inerme sulla spiaggia. Questo resta il suo ultimo gesto, quasi un saluto prima di annegare. Il suo corpo, non verrà mai più ritrovato, così come quelli delle due sorelle. 

Il monumento sul lungomare dopo tanti anni di silenzio

Di Pablo oggi resta un monumento, costruito grazie ad una colletta partita dalla comunità, e collocata in una piazzetta di Roccalumera che porta il suo nome. Proprio lì lo scorso 19 febbraio il Comune, insieme alla parrocchia Madonna della Catena, ha organizzato una cerimonia di commemorazione in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia.

Ma la famiglia auspica che sulla storia non torni il silenzio. "Il monumento - racconta la sorella Patrizia - è stato fortemente voluto in segno di vicinanza alla nostra famiglia. Rievoca proprio l'ultimo gesto di Pablo, la sua mano alzata prima di scomparire. Per molto tempo siamo rimasti in contatto con la famiglia americana che ha pagato a sua volta un prezzo altissimo in questa vicenda. Mio fratello ha ricevuto due medaglie da parte degli Usa e dello stato italiano. Spero che il ricordo di Pablo resti vivo, non solo a Roccalumera e nelle zone limitrofe. Ci si è risvegliati da un lungo silenzio, dopo tanti anni in cui nessuno mai ha messo un fiore sulla lapide. Per noi è terribile rievocare questo dolore, ma è l'unico modo per tenere in vita il ricordo di Pablo e del suo gesto straordinario. Non a caso la nostra famiglia è attiva da anni nel volontariato, crediamo ancora nell'importanza di aiutare gli altri".

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