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Cronaca

La triste storia “a lieto fine” di Silvana: “Io, tra la vita e la morte in attesa del tampone ma non avevo il Covid”

Una settimana sola a casa con la febbre fino a quando una amica la chiama e capisce che deve mandarle il 118. “Mi sveglio ancora la notte per il trauma, ora vorrei solo riabbracciare i miei figli che lavorano fuori, ma non posso partire”

Il Coronavirus non colpisce solo chi viene contagiato, ma anche chi dipende dal sistema sanitario per la sua sopravvivenza e ha bisogno di controlli, analisi, visite, interventi. Il conto sempre più salato di questa pandemia lo pagano anche gli “altri malati non covid”.

Ognuno ha la sua storia. Ma quella di Silvana, messinese, fa riflettere, ci fa rendere conto di quanto non solo la vita dovrebbe essere apprezzata ogni singolo momento, ma anche come questo virus attecchisce anche dove non c’è.

La storia di chi si è ritrovata da sola tra la vita e la morte attendendo che l’Asp andasse a farle il tampone.

La storia

E’ una mattina come tante quando questa giovane donna che vive sola perché i suoi figli sono a Milano per lavoro, si sente poco bene. Fino a domenica 8 novembre è sola in casa e lavora tranquillamente tutto il giorno. Lunedì 9 si sveglia col mal di testa. Si alza, fa colazione, prende un antinffiammatorio e da lì a poco si sente un po’ meglio.

Verso le 11, comincia ad avere brividi e dolori sparsi. Misura la temperatura: 7.7 che sale nella giornata a 39.7 associata a dolore cervicale, gastrico, nausea.

Prende la tachipirina e comincia a preoccuparsi. Il medico le consiglia di aspettare qualche giorno per vedere l’evolvere della situazione ma oltre la febbre ha tosse, debolezza, poco appetito.

Mercoledì 11 non ce la fa neanche ad alzarsi, il medico avvia la segnalazione per il tampone a chi di competenza, rassicurandola: “Chiameranno”.

Ma Silvana da mercoledì a sabato 14 aspetta invano. Intanto la situazione degenera. La temperatura sale ancora, mal di testa forte, le gambe non la reggono. E’ stremata ma ha paura anche di andare in ospedale. La videochiamata di una amica medico le salva la vita perché  chiama il 118.

Da quel momento, Silvana non ricorda più bene cosa le è accaduto. Sa che arriva al pronto soccorso in condizioni di grave sepsi con indici infiammatori alterati e segni importanti di insufficienza renale. Sono state necessarie urgenti trasfusioni.

“Ringrazio di cuore i medici del Piemonte – spiega Silvana – la loro competenza e bravura mi hanno tirata fuori da una situazione gravissima. Un giorno in più in attesa del fantomatico tampone (mai arrivato dall’Asp) sarebbe stato fatale. Oggi sto bene, anche se fortemente provata e mi chiedo però se è giusto subire tutto questo. Perché l’assurdo di questa triste storia anche se a lieto fine è che io non ho avuto il Covid ma una broncopolmonite”.

Ora Silvana si sveglia ancora la notte per la paura ma si fa forza e coraggio. “Ho voluto raccontare la mia storia perchè sia da monito e sensibilizzi nei confronti di tutti coloro che sono soli a casa e che possono avere bisogno. L’unico rammarico è che non mi sento di affrontare il viaggio come avevo programmato – spiega Silvana -  e quindi non potrò riabbracciare i miei figli. Loro purtroppo non possono venire a Messina in quanto lavoreranno durante le feste”.

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