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Cronaca

Tragedia al carcere di Gazzi, giovane detenuto suicida dopo l'interrogatorio di garanzia

Il ragazzo era stato arrestato con altri due connazionali tunisini dopo la denuncia di una donna. Aveva 24 anni

Era entrato in prigione da pochi giorni. Doveva rispondere insieme ad altri due di aggressione e di sottrazione di un telefonino ai danni di una donna a Torre Faro. Non avrà mai più modo di difendersi.  

Aymen Dahech, 24 anni, tunisino, ha scritto da solo la sua pena togliendosi la vita al carcere di Gazzi dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Simona Finocchiaro.

La tragedia è avvenuta pochi giorni dopo la misura cautelare del 20 febbraio scorso, a carico anche  di altri due cittadini di nazionalità tunisina. Oltre Aymen Dahech,  il 18enne Zoubaler Jlidi e una donna di trent’anni, Awatef Ben Amara, amica della donna che ha denunciato l’aggressione.

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“Il trauma della carcerazione, mette a dura prova il sistema emotivo della persona che la subisce, soprattutto se si trova ad affrontare questa situazione per la prima volta e se è anche un soggetto fragile che non si è reso conto neanche del motivo per il quale si trova in carcere”, spiega l’avvocato Mimma Di Santo che lo ha difeso nelle prime fasi e che ora assiste la sorella della vittima insieme all’avvocato Roberta Mauro.

Un fenomeno in crescita quello dei suicidi in carcere, dove spesso ci finiscono soprattutto quelli che si sono macchiati di reati minori oppure chi non ha ancora affrontato il processo e si trova ristretto per via della ormai abusata carcerazione preventiva.

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Oggi ci si chiede per l’ennesima volta se in alcuni casi non sia meglio fare ricorso alle misure alternative al carcere anche per contrastare altri gravi problemi che attanagliano i penitenziari, dalla mancata assistenza dei soggetti fragili al sovraffollamento che contribuisce a rendere insopportabile la vita nelle quattro mura da condividere con altri detenuti.

Aymen Dahech sarà solo un numero in più nei bollettini delle varie associazioni che hanno individuato il 2022 come l’anno record dei suicidi in cella con 85 persone che hanno deciso di farla finita. Mai così tanti. Anche il 2023 non sembra portare buone notizie su questo drammatico tema: già cinque le vittime in Italia nel primo mese e mezzo.

Poco importa in tutto questo il motivo per il quale Aymen era recluso. Fra due giorni il Tribunale del Riesame dovrà decidere sulla scarcerazione degli altri due difesi dagli avvocati  Alfonso Polto e Carmelo Picciotto. Per Aymen non ci sarà più nessuna chance. E' stata aperta una indagine per chiarire quanto accaduto e la dinamica.

“Sarà meglio per tutti – dice ora l’avvocato Di Santo a MessinaToday - se riuscissimo a restituire alla società persone non distrutte o incattivite dall’esperienza carceraria così come sarebbe importante evitare che nelle vicende giudiziarie si scrivesse la parola fine in sentenze con i protagonisti già morti”.

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