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Cronaca

Mazzette nella sanità siciliana, nel mirino anche la Pfe che gestisce le pulizie al Policlinico

La Spa si è occupata anche della sanificazione per tutto il periodo legato all’emergenza Covid. L'indagine della Procura di Palermo che ha portato a 12 ordinanze di custodia. Ai domiciliari anche il manager antitangenti Antonio Candela. Agli atti dell'inchiesta anche la Cascina Global service

Gestisce anche la pulizia al Policlinico di Messina la Pfe, la società per azioni di cui è presidente Salvatore Navarra, 47 anni, di Caltanissetta, arrestato all’alba per la maxi inchiesta della Procura di Palermo e della Guardia di Finanza che ha eseguito 12 misure cautelari e sequestrato 7 società con sede in Sicilia e Lombardia.

Sono accusati, a vario titolo per i reati corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti.

Una operazione che sta facendo tremare il settore della sanità pubblica siciliana dopo una indagine che avrebbe permesso di accertare mazzette per appalti multimilionari su apparecchiature mediche, forniture energetiche, impianti tecnologici e servizi di pulizia con l’aggiudicazione di gare pubbliche per un totale di 600 milioni.

La Pfe si è occupata anche della sanificazione del Policlinico per tutto il periodo legato all’emergenza Covid e per la sanificazione delle sale operatorie anche prima dell'emergenza. Agli atti dell'inchiesta anche la Cascina Global service per la quale sarebbe stata turbata una gara d'appalto.

Le misure cautelari

A finire in carcere il 55enne direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani e il 44enne agrigentino considerato il suo faccendiere, Salvatore Manganaro. Ai domiciliari invece l’attuale coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, ex commissario straordinario e direttore generale dell’Asp di Palermo, Antonino Candela. Nel 2013 gli era stata assegnata la scorta per avere denunciato un tentativo di tangenti per l'acquisto di pannoloni. Era stato anche premiato dal capo dello Stato Sergio Mattarella per avere denunciato le mazzette. Oggi Antonino Candela, 55 anni, attualmente coordinatore dell'emergenza coronavirus in Sicilia, chiamato dal presidente della Regione Nello Musumeci a marzo, è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione perché, secondo l'accusa, avrebbe intascato tangenti per centinaia di migliaia di euro. 

Mazzette nella sanità, le intercettazioni

Ai domiciliari anche il suo faccendiere Giuseppe Taibbi (47 anni, di Palermo), l’amministratore delegato della Tecnologie sanitarie spa Francesco Zanzi (56 anni, di Roma), il responsabile operativo della stessa società, Roberto Stata (50 anni, di Cagliari).

Sempre ai domiciliari vanno il responsabile operativo per la Sicilia di Sirma spa nonché amministratore delegato di Sei Energia scarl, Angelo Montisanti (51 anni, di Palermo), il direttore dell'unità business centro sud di Siram spa, Crescenzo De Stasio (49 anni, di Napoli), il "referente occulto" di Ferco srl, Ivan Turola (40 anni, di Milano) e il presidente del consiglio d’amministrazione di Pfe spa Salvatore Navarra (47 anni, di Caltanissetta).

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Il giudice per le indagini preliminari, sulla scorta del lavoro degli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria, ha applicato la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriali e pubblici uffici per il "referente occulto" di Euro&Promos spa e di Pfe spa Giovanni Tranquillo (61 anni, di Catania) e per l’ingegnere nonché membro di commissione di gara Giuseppe Di Martino (63 anni, di Polizzi Generosa).

C'è anche il vice presidente della commissione Sanità dell'Assemblea regionale siciliana, Carmelo Pullara, tra gli indagati dalla Procura di Palermo nell'inchiesta 'Sorella Sanita'' che ha portato alla luce un giro di tangenti per gli appalti pubblici. Pullara, deputato agrigentino eletto nelle file dei Popolari-autonomisti, non figura però tra i destinatari di misure cautelari. L'accusa nei suoi confronti è di turbativa d'asta. Pullara è anche componente della commissione Antimafia dell'Ars.

La Regione ha annunciato che sarà parte civile. «Avevamo visto giusto quando abbiamo approvato in giunta una delibera sulla Cuc e poi adottato misure per l’affiancamento di Consip. Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene - si legge in una nota - La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell’indagine odierna, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva. Deve essere chiaro a tutti che la sanità non è un business, ma serve a curare le persone».

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