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Cronaca Centro / Via Giuseppe Garibaldi

“La sera qui la luce è bella”, il malinconico addio dei clochard al teatro Vittorio Emanuele

Da mesi, quattro senzatetto stazionavano all'ingresso dello stabile di via Garibaldi. Il presidente Miloro aveva minacciato di chiudere gli accessi con una cancellata

Sporcano, puzzano, spettacolo indecente... E' dura la vita da barboni, costretti a nascondersi come reietti per non turbare la vista e il “decoro urbano”. E' così, dopo qualche resistenza, il gruppo di clochard che aveva eletto gli spazi attorno al teatro Emanuele come rifugio per la notte, ha deciso di cercare altri posti, di nascondersi con buona pace di tutti - come si fa con la polvere sotto il tappeto - in luoghi meno a vista, accanto la sala Laudamo ma fuori dalla struttura.

Nei giorni scorsi, il presidente dell'ente Teatro Vittorio Emanuele, Orazio Miloro, aveva addirittura pensato di collocare una cancellata all'ingresso della struttura di via Garibaldi per non farli riparare sotto la tettoia dello stabile. Una idea che evidentemente non ha fatto in tempo ad avanzare dal momento che la soprintendente ai Beni culturali Mirella Vinci liquida: “Non abbiamo ricevuto nessun progetto in tal senso”.

Fondi per assistere i senzatetto

A interessarsi della vicenda l'assessore ai Servizi Sociali, Alessandra Calafiore, che ripetutamente ha offerto il sostegno dell'amministrazione comunale per garantire un posto più confortevole come la Casa di Vincenzo. La Calafiore si era sentita rispondere che non avevano bisogno di nulla, era lì che volevano stare perchè - le hanno detto - “qua la luce, la sera, è molto bella”. “Uno di loro ha accolto per pochi giorni la nostra offerta - spiega l'assessore - per poi tornare all'ingresso del Vittorio Emanuele, non so più cosa fare rispetto alle mie competenze e non ho la minima intenzione di utilizzare la forza pubblica per farli andare".

Da ieri la svolta: i clochard hanno “scelto” altre luci ed hanno giurato che non torneranno più davanti al Vittorio Emanuele. Secondo la Calafiore, con le misure della pandemia, molti di quelli che stazionavano all'interno della stazione ferroviaria oggi hanno trovato rifugio in altri punti della città rifiutando l'assistenza. 

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