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Cronaca

Tragedia alla solfatara di Napoli, il professore Aronica superperito che inchioda la società

Il docente dell'Università di Messina nel pool dei sette esperti della Procura: “Palese e grave negligenza, non hanno valutato l’elevata probabilità di incidenti e rischio morte”. La voragine “maledetta” presente da giorni

Il professore Giuseppe Tito Aronica, docente in Ingegneria Idraulica all’Università di Messina, tra i sette superesperti nominati dalla procura di Napoli per la tragedia Solfatara. Il professore è stato chiamato ad esprimersi sulle misure di sicurezza nel sito naturalistico in cui hanno perso la vita, il 12 settembre 2017, Massimiliano Carrer, la moglie Tiziana Zaramella e il figlio Lorenzo. Il piccolo  precipitò in una voragine del terreno che si aprì sotto i suoi piedi e che inghiottì, stordendoli con i gas del sottosuolo, anche il papà e la mamma, precipitatisi uno dopo l’altro nel vano tentativo di salvare il ragazzo. Sopravvisse solo il figlio più piccolo dei Carrer, che oggi ha dieci anni e vive con la zia.

Sono sconcertanti le conclusioni, che saranno illustrate nell’udienza fissata per lunedì 20 maggio, dalle 10, presso il Tribunale di Napoli, della perizia effettuata dai superesperti di cui fa parte il professore Aronica (nella foto). 

“Presso l’area della Solfatara – recita testuale la perizia di 240 pagine - non erano presenti presidi di sicurezza, né in astratto, né in concreto, a tutela della salute e della vita dei lavoratori e di conseguenza degli stessi visitatori. La società Vulcano Solfatara srl non ha valutato i rischi e non ha posto in essere alcun rimedio idoneo per prevenirli, neanche secondo la peggiore scienza ed esperienza”.

Giuseppe Tito Aronica-2

Non solo. “Previo esame dei rischi che non sono stati valutati – continuano i periti -, andavano previsti presidi di sicurezza, con squadra di soccorso ed emergenza a tutela degli stessi lavoratori, che doveva per lo meno essere attrezzata di respiratori portatili (bombola di ossigeno con relativa maschera) e D. P. C. (Dispositivi di Protezione Collettiva) tipo funi, atteso che i visitatori andavano equipaggiati precauzionalmente con mascherine monouso per fronteggiare i problemi dovuti alla presenza dell’H25 (anidride solforosa, ndr)”.

Ancora più gravi, nello specifico, le censure in relazione alla voragine “maledetta”, che risultava presente da alcuni giorni, come documentato anche da un video inequivocabile del 9 settembre 2017. In più:  il sito era “sprovvisto dell’autorizzazione sindacale sin dal lontano 2008”, autorizzazione che comunque “non riguardava l‘accesso alla spianata, atteso che in tutti i casi la società Vulcano Solfatara doveva garantire la scurezza di lavoratori e visitatori a prescindere dal controllo da parte degli organi di vigilanza e della esistenza o meno di autorizzazioni”. 

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