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Cronaca

Università bandita, il ministero si costituirà parte civile

Il sottosegretario Giuliano risponde in aula ad una interrogazione del M5Stelle sul sistema di reclutamento nelle università alla luce dell'indagine che coinvolge docenti di tutta Italia. “Occorre tutelare meritocrazia ed eccellenze”

 “Sono fatti gravissimi, che nuocciono all'immagine del nostro sistema universitario, che invece è di altissimo livello e vanta tante eccellenze. Il rettore dell'università di Catania ha rassegnato le proprie dimissioni e il ministro ha già firmato il relativo decreto di accettazione. Pertanto i competenti organi accademici potranno subito avviare le procedure per l'elezione del nuovo rettore".

E’ la risposta del sottosegretario all'Istruzione Salvatore Giuliano in aula alla Camera a un'interpellanza M5stelle che chiedeva quali iniziative avrebbe preso il ministro sul sistema di reclutamento nelle università anche alla luce dell'indagine 'Università bandita', portata avanti dalla Digos di Catania che coinvolge docenti di Catania in particolare ma anche di altre università d’Italia, compresa Messina dove sono indagati anche Santi Fedele, professore ordinario del dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne  e  Francesco Saverio De Ponte, chirurgo, del dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali.

Nel mirino degli inquirenti decine e decine di concorsi, secondo le accuse, truccati.

"È importante che su questa vicenda si faccia chiarezza quanto prima – ha detto il sottosegretario -  Il ministero, dal canto suo, non appena è pervenuta notizia dell'indagine condotta dalla procura della repubblica di Catania, e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell'autorità giudiziaria, ha immediatamente avviato - ha spiegato - una verifica sull'eventuale presenza di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale all'interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il nostro ministero. All'esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell'inchiesta. Il Miur si costituirà parte civile nel relativo procedimento, all'esito del quale i concorsi irregolari potranno essere annullati, posto che il nostro ordinamento giuridico ha tutti gli strumenti necessari per ripristinare la legalità violata. Non resteremo a guardare - ha concluso Giuliano - come sempre l'amministrazione rispetterà ed eseguirà le decisioni dei giudici e adotterà tutte le misure assumibili nell'ambito delle proprie competenze, atteso che la vigente normativa in materia di reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari attribuisce agli atenei la competenza esclusiva in ordine allo svolgimento delle relative procedure concorsuali".

In una nterpellanza presentata il 2 luglio i deputati del Movimento 5 Stelle, primo firmatario Pailo Lattanzi, segnalano che dalle dichiarazioni del procuratore Carmelo Zuccaro, a guida dell'inchiesta, emerge che in 21 mesi di indagini non è stato trovato un solo concorso che non fosse truccato. Complessivamente gli indagati risultano essere 66, di cui 40 professori appartenenti all'Ateneo di Catania, mentre i restanti afferenti alle università di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Questi ultimi erano stati chiamati a fare parte delle commissioni esaminatrici ed è stato evidenziato che essi si sarebbero sempre «preoccupati di non interferire sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente favorendo il candidato interno che risultava prevalere anche nei casi in cui non fosse meritevole»; il rettore dell'università di Catania, Francesco Basile, è stato sospeso da servizio, come pure l'ex rettore, Giacomo Pignataro, nonché numerosi docenti dell'ateneo. L'accusa è di associazione a delinquere, di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d'ufficio e truffa aggravata.

Le intercettazioni hanno permesso di inquadrare un vero e proprio codice sommerso dei concorsi, che veniva applicato nell'ambito universitario per cui gli esiti dei concorsi dovevano essere determinati in precedenza dal docenti interessati senza lasciare spazio a selezioni meritocratiche e senza dare possibilità di presentare alcun ricorso amministrativo contro le decisioni degli organi statutari. Si tratta di una modalità - a giudizio degli interpellanti -  in tutto e per tutto «paramafiosa», che prova l'esistenza – e la persistenza – di ampie sacche di baronato e soggetti capaci di adattare le attuali norme sul reclutamento ai propri interessi personali.

“Risulta sempre più urgente e non più rinviabile una efficace riforma del sistema di reclutamento universitario”, scrivono i parlamentari e chiedono se, con quali tempistiche e con quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di sostenere un adeguato processo di riforma del sistema di reclutamento nelle università a garanzia di procedure improntate alla trasparenza e alla meritocrazia, in modo da tutelare e adeguatamente valorizzare le eccellenze presenti negli atenei italiani. L'interpellanza è firmata da Paolo Lattanzio, Luigi Gallo, Nicola Acunzo, Lucia Azzolina, Marco Bella, Alessandra Carbonaro, Vittoria Casa, Flora Frate, Felice Mariani, Alessandro Melicchio, Michele Nitti, Rosa Alba Testamento, Daniela Torto, Manuel Tuzi, Viginia Villani, Cosimo Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Roberta Alaimo, Maria Soave Alemanno, Alessandro Amitrano, Nunzio Angiola, Nadia Aprile, Gioanni Luca Aresta, Stefania Ascari, Vittoria Baldino, Elisabetta Maria Barbuto, Massimo Enrico Baroni e Fabio Berardini.

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