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Venerdì, 29 Marzo 2024

VIDEO | Astrazeneca o Pfizer, Sos di medici e infermieri: “Tutelate la vostra salute e quella dei vostri cari”

L'open weekend all'Hub per raggiungere gli obiettivi dell'immunità di gregge entro l'estate. Tutto quello che c'è da sapere sulla protezione reale dopo le somministrazioni. I nuovi studi

Le dosi di vaccino continuano ad arrivare in Sicilia e si punta ad accelerare in ogni modo la somministrazione per raggiungere l'obiettivo, ribadito a livello nazionale dalla maggioranza nella risoluzione sul Def al Senato, dell'immunità entro l'estate. 

In Sicilia si moltiplicano gli appelli per la campagna open week end. Dopo il video della Regione, l’appello del team di infemieri e mediciche invitano a presentarsi anche quelli senza prenotazione all’Hub in Fiera. La campagna riguarda sempre ultra 80enni, 60-79 con patologie e con certificati per fare Pfizer e 60-79 senza patologie per Astrazeneca.

Intanto, sempre sui vaccini, arrivano buone notizie su uno dei temi più dibattuti in tempo di pandemia: quanto dura la durata della protezione dopo la somministrazione delle due dosi? Fonti dell’Ema, però, hanno spiegato che gli anticorpi probabilmente potrebbero restare nell’organismo oltre i 6 mesi paventati all’inizio e già dopo la prima dose di vaccino Pfizer o AstraZeneca le possibilità di contagio da Sars-CoV-2 diminuiscono drasticamente.

Lo rivelano due studi dell'ufficio nazionale di statistica e dell'università di Oxford su un campione di oltre 350mila persone. Gli studi sottolineano che c'è stata una forte risposta anticorpale in tutte le classi di età e anche nei pazienti vulnerabili dopo entrambi i vaccini. Tutte le persone studiate hanno sviluppato anticorpi, in qualche misura.

Nel suo tentativo di uscire il più in fretta possibile dalla pandemia di coronavirus nel più breve tempo possibile il Regno Unito ha deciso di fare una scommessa: il Paese punta a vaccinare quante più persone possibile nel più breve tempo possibile, e per riuscirci ha scelto di somministrare solo la prima dose e di posticipare di tre mesi la seconda. Come hanno spiegato gli esperti del governo di Boris Johnson l'idea è che in una situazione di emergenza è meglio avere più persone con una protezione non completa, ma almeno parziale, che poche con una protezione completa.

La prima dose di vaccino abbatte (non elimina) le probabilità di contagiarsi

Secondo il lavoro presentato poche ore fa le persone vaccinate con la prima dose di AstraZeneca o Pfizer-BioNTech hanno il 65% in meno di possibilità di contrarre un'infezione da Covid-19. Le infezioni sintomatiche sono diminuite del 74%, quelle asintomatiche del 57% dopo tre settimane. Dopo la seconda dose di Pfizer le possibilità di contagiarsi sono diminuite del 90%. Tuttavia resta la possibilità che le persone vaccinate contraggano il Covid e lo trasmettano. Il vaccino, dopo la prima inoculazione, riduce le infezioni da coronavirus di quasi due terzi e protegge le persone anziane e più vulnerabili tanto quanto le persone più giovani e sane.

I risultati dell'Università di Oxford e dell'Ufficio per le statistiche nazionali danno un forte impulso al programma di vaccinazione e lo studio è il primo a mostrare l'impatto su nuove infezioni e risposte immunitarie in un ampio gruppo di adulti nella popolazione generale. Riducendo i tassi di infezione, i vaccini non solo prevengono ricoveri e decessi, ma aiutano a spezzare le catene di contagio e quindi a ridurre il rischio di nuove chiusure. I ricercatori hanno analizzato i risultati dei test Covid di oltre 350.000 persone nel Regno Unito tra dicembre e aprile. Hanno scoperto che 21 giorni dopo una prima dose - il tempo necessario al sistema immunitario per ottenere una risposta importante - le nuove infezioni da Covid sono diminuite del 65%.

I vaccini più efficaci contro le infezioni sintomatiche che asintomatiche

I vaccini sono risultati più efficaci contro le infezioni sintomatiche che asintomatiche, riducendo i tassi rispettivamente del 72% e del 57%, rispetto a quelli osservati nella popolazione non vaccinata. La seconda dose del vaccino Pfizer ha ulteriormente potenziato la protezione, provocando una riduzione delle infezioni sintomatiche del 90% e delle infezioni asintomatiche del 70%. Poiché il vaccino di Oxford è stato approvato e lanciato in seguito, è troppo presto per valutare l'impatto delle seconde dosi AstraZeneca.

Gli scienziati del team hanno affermato che i risultati supportano la decisione del Regno Unito di dare la priorità alle prime dosi per le persone anziane e più vulnerabili ritardando le seconde dosi. "Non c'erano prove che i vaccini fossero meno efficaci tra gli anziani o quelli con condizioni di salute a lungo termine", ha detto il dottor Koen Pouwels, un ricercatore del team.

I risultati, diffusi oggi, venerdì 23 aprile, in un preprint, sono particolarmente importanti perché dimostrano l'effetto protettivo dei vaccini nel mondo reale contro la variante inglese che non era presente durante gli studi clinici originali.

Gli anticorpi dopo il vaccino: cosa sappiamo

Un ulteriore lavoro del team, riportato in un secondo preprint, ha analizzato le risposte anticorpali ai vaccini. Gli anticorpi sono aumentati più velocemente e ad un livello più alto con la prima dose di vaccino Pfizer, ma poi sono scesi di nuovo, in particolare nelle persone anziane, a un livello simile a quello raggiunto con il vaccino di Oxford. Sebbene le risposte immunitarie differissero, il dottor David Eyre del Big Data Institute di Oxford ha affermato che una forte risposta anticorpale è stata raggiunta nel 95% delle persone.

Nelle persone più giovani, una dose di vaccino ha portato gli anticorpi ai livelli osservati dopo l'infezione da Covid, mentre nelle persone anziane sono state necessarie due dosi. "I nostri risultati evidenziano l'importanza della seconda dose per una maggiore protezione", ha detto Eyre.

I risultati di fatto confermano altri segnali positivi emersi dopo il lancio del vaccino a dicembre. A febbraio, la sanità pubblica scozzese ha rivelato che un mese dopo aver ricevuto una dose di vaccino Pfizer o Oxford / AstraZeneca, il rischio di ospedalizzazione da Covid-19 è diminuito fino all'85% e al 94% rispettivamente.

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