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Cronaca

Violenza sulle donne e coronavirus, servono più case rifugio

La necessità di spazi legata anche all'emergenza sanitaria fra gli argomenti trattati in prefettura sulle attività di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Diminuiscono le denunce ma crescono i reati “sentinella”

Meno denunce ma un aumento dei reati “sentinella”, come la violazione degli obblighi di assistenza familiare e la necessità di incrementare le case rifugio anche in considerazione dellemergenza sanitaria. Riservano qualche sorpresa i dati illustrati ieri nella riunione in videoconferenza presieduta dal prefetto Maria Carmela Librizzi, sulle attività di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, previste dal Protocollo generale d’intesa interistituzionale per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne, siglato il 26 novembre 2018.

La riunione si è focalizzata, principalmente, sulle attività svolte in esecuzione del Protocollo, con particolare riguardo al periodo della pandemia ed alle iniziative da assumere in futuro, giusta la natura dinamica del Protocollo stesso, quale strumento che deve adattarsi alle forme sempre nuove che la violenza di genere può assumere nel tempo, come l’utilizzo di smart phone o reti internet che possono implementare fenomeni nuovi e censurabili come il revenge- porn.

A tal proposito, sono stati forniti dati preziosi ed attuali per ricostruire la situazione di riferimento nel periodo del lock down, quando contrariamente alle aspettative, si è registrato un decremento delle denunce soltanto del 10%, a testimonianza del fatto che il sistema di rimedi messo a punto col Protocollo funziona. Tuttavia, tale dato non deve far abbassare la guardia, in quanto si sono registrati, altresì, un aumento del 60% dei cosiddetti reati sentinella –tra i quali, ad esempio, la violazione degli obblighi di assistenza familiare-, nonché l’applicazione del 39% delle misure cautelari per comportamenti tenuti in ambito familiare.

In chiave programmatica, è stata preannunciata l’imminente firma di un Accordo tra Procura della Repubblica ed Asp, volto a consentire l’accesso diretto delle forze dell'ordine alle cartelle cliniche delle vittime di violenza, per facilitarne i compiti, specie nell’ottica dell’accertamento dell’abitualità delle condotte violente.

Particolarmente significative sono state anche le iniziative assunte dall’Università che, colpita la scorsa primavera dal brutale assassinio di Lorena Quaranta, ha inteso rendere omaggio alla sua ex studentessa non solo attribuendole, simbolicamente, la laurea ad honorem, ma anche introducendo dei percorsi formativi sul tema della violenza di genere in alcune facoltà, Medicina in primis (ed a seguire Giurisprudenza e Scienze Infermieristiche), anche al fine di coinvolgere più da vicino il sesso maschile nel dibattito.

Nel corso della riunione, inoltre, molta importanza è stata riservata al tema del linguaggio, nella sua duplice accezione di “linguaggio al femminile”, da veicolare sempre di più, non solo sugli organi di stampa ma anche nell’ambito dell’attività amministrativa, in quanto strumento privilegiato di penetrazione culturale.

Altra iniziativa adottata nei mesi scorsi dalla Consigliera provinciale di parità in concorso col Centro per l’Impiego è stata quella relativa alla creazione di uno Sportello ad hoc per le vittime di violenza: la realizzazione concreta di questa misura, tuttavia, ha subìto notevoli rallentamenti per via delle restrizioni derivanti dall’emergenza sanitaria.

I Centri e le Associazioni Antiviolenza, che sono in prima linea nella lotta alla violenza di genere, hanno dato anch’essi il loro contributo alla stesura del bilancio delle iniziative messe in campo in attuazione del Protocollo, nonostante la pandemia. I Centri sono stati già interpellati dalla Prefettura nei mesi scorsi per l’incremento delle case rifugio e di quelle a indirizzo segreto, dedicate all’accoglienza della donna vittima di violenza. A tal proposito, durante la riunione, sono emerse non poche difficoltà nella sistemazione delle vittime di violenza all’inizio del lockdown, giusta la necessità dell’isolamento preventivo rispetto alla sistemazione definitiva nelle case famiglia, poi risolto con l’utilizzo di appositi bed & breakfast, sostenuti da fondi regionali in atto in fase di esaurimento.

Sono state altresì evidenziate le criticità spesso correlate, specie nell’attuale periodo, all’individuazione di una sistemazione socio-economica per le donne giunte al termine del percorso di recupero, spesso coinvolte nella perdita del posto di lavoro a causa della forte crisi economica derivante dalla pandemia, che ha appunto colpito in primis le donne fragili.

Il dibattito ha consentito di “mettere in rilievo i numerosi punti di forza del Protocollo Interistituzionale, che è un documento sempre attuale e adattabile alle esigenze ed alle nuove contingenze e che presenta profili di interesse su cui spazierà in futuro l’azione dei gruppi tematici già esistenti, che verranno incrementati al fine di rendere sempre più contestuale e pregnante la lotta alla violenza di genere”.

Il prefetto ha evidenziato, infine, come “gli episodi di violenza non sempre sono imprevedibili ma rispondono a dinamiche tipiche e identificabili ed è pertanto fondamentale coglierne per tempo i segnali”

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