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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Covid e crisi, Messina riparte dai giovani per rilanciare l'economia locale

Il 5 giugno in piazza Duomo al via il progetto "Germogli". Confcommercio e Confali insieme nell'iniziativa dedicata ai pubblici esercizi. Scuole coinvolte per riscoprire i prodotti e la filiera

Sono i negativi i dati del commercio dopo la pandemia Covid. La crescita delle vendite al dettaglio, appena il 7,4%, non compensa la flessione della ristorazione, che ha subito un calo del 42%. Lo evidenzia l'ultimo rapporto Ismea che analizza l'impatto sul settore agroalimentare del Covid-19. "Un impatto devastante che ha messo in crisi una intera filiera agricola ed enogastronomica" come dichiara Sabrina Assenzio, commissario di Confali. 

Anche Messina si prepara a ripartire e lo fa direttamente dai giovani. Sabato 5 giugno Confcommercio e la stessa Confali saranno in piazza Duomo per lanciare il progetto Germogli, un'idea che nasce proprio con l'intento di avvicinare i ragazzi alla nostra terra e ai nostri semi autoctoni e porre le basi per un futuro consapevole. "La crisi della filiera - spiega Carmelo Picciotto presidente di Confcommercio - manifesta ancora una volta, semmai ce ne fosse di bisogno, il ruolo chiave dei pubblici esercizi che restano l'ultimo baluardo contro la corsa al prodotto di massa. I pubblici esercizi sono quelli che oggi fanno la differenza nella promozione e commercializzazione dei prodotti del territorio, sono quelli che diffondono cultura e tradizioni enogastronomiche, raccontando millenni di storia, e fanno educazione al consumo consapevole". "Oggi che anche le scuole hanno perso il contatto con le aziende presenti sul territorio a causa del covid - conclude Sabrina Assenzio - è fondamentale rinsaldare il legame tra i più piccoli e la filiera. A farne le spese in particolare vasti settori produttivi come quello vinicolo. In base ad uno studio portato avanti da Ismea e Wine Meridian il comparto presenta perdite pari al 40%. 

Causa principale la riduzione delle vendite dei  prodotti nel canale Horeca (hotel, restaurant and café), bloccato per mesi dalle chiusure, che ha provocato il blocco totale della domanda da parte di questo canale distributivo,  che per il 92% delle aziende intervistate resta quello principale. A subire i danni della crisi, ovviamente, non è stato solo il mondo della produzione, ma anche quello del commercio del vino, come testimoniano le risposte di oltre 100 buyer intervistati, la metà dei quali ha stimato perdite tra il 20% e il 30%, alcuni anche più  del 50%.

"Per non parlare poi - prosegue la Assenzio - di ciò che riguarda i prodotti agricoli locali, agrumi in testa . Una perdita gravissima che si mescola al rischio, non solo di un ulteriore crollo dei prodotti di pregio, ma al depauperamento culturale del nostro territorio, fatto di biodiversità ed eccellenze del settore agroalimentare, PMI di produttori, che rischiano di perdere il proprio lavoro, mentre noi rischiamo di far scomparire interi borghi della nostra provincia".

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