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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Fine del blocco licenziamenti, l'allarme dal direttivo Cgil

Il segretario Mastroeni ha puntato il dito contro le decisioni del governo Draghi che hanno fermato la proroga

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MessinaToday

Si è riunito in modalità telematica il Direttivo provinciale della Cgil Messina, nella relazione introduttiva il segretario generale Giovanni Mastroeni ha affrontato la delicata problematica della fine del blocco dei licenziamenti puntando il dito contro il Governo nazionale che non intende prorogare il blocco. "Una situazione - ha chiaramente detto Mastroeni - che unitamente alla mancata realizzazione della riforma degli ammortizzatori sociali e all'assenza a tutt'oggi di azioni di sviluppo che creino nuovo lavoro determinerà nel nostro territorio una ricaduta drammatica con la perdita di circa 6mila posti di lavoro nei vari settori della già precaria economia della provincia di Messina". "La Cgil critica - ha proseguito Mastroeni - la grave posizione svolta da Confindustria che ha esercitato una pressione per la non proroga del blocco dei licenziamenti. La Cgil ritiene che invece
bisogna realizzare prima delle diverse priorità e precisamente, la riforma degli ammortizzatori sociali,  l'avvio delle politiche di
sviluppo per attutire gli effetti della fine del blocco dei licenziamenti, mettendo in campo in questi giorni una prima
mobilitazione". "Centrale diventa nel nostro territorio - ha sottolineato il segretario generale della Cgil Messina - superare gravi
ritardi e carenze, centrale l'avvio in tempi rapidi dei progetti previsti nel Recovery Fund che possono finanziare un nuovo sistema di imprese e nuove ipotesi di sviluppo. I progetti contenuti all'interno del Pnrr devono dare nuova spinta alla crescita dell'economia nella nostra provincia; partendo dai progetti di digitalizzazione della pubblica amministrazione alla transizione ecologica; dalla realizzazione di un nuovo sistema infrastrutturale che superi la sotto dotazione oggi esistente in relazione agli assetti stradali e ferroviari, ai sistemi di comunicazione interna e alle infrastrutture strategiche ai cittadini; agli interventi legati al tema dell'istruzione e dello sviluppo di edilizia scolastica; agli interventi nella lotta al dissesto idrogeologico e all'avvio di progetti di rigenerazione urbana e di risanamento delle periferie. Per creare una crescita sostenibile e inclusiva del territorio della Città metropolitana con interventi nei servizi, nei filoni produttivi dell'economia cittadina che può essere sviluppata con la valorizzazione della zona falcata, con una capacità di attrazione turistica che fa leva sui tradizionali poli di Taormina, Isole Eolie e Parco dei Nebrodi, con lo sviluppo dell'affaccio a mare e della portualità con al centro la battaglia per il riconoscimento da
parte della Commissione europea del "porto core", elemento questo di attrazione di nuovi investimenti. Il tutto all'interno del progetto dell'Area integrata dello Stretto".

Il segretario generale della Cgil Messina ha inoltre messo in evidenza, anche alla luce del dibattito di questi giorni, il dato drammatico che a distanza di quasi cinque anni dalla firma del Patto per Messina, solo una parte residuale è stata utilizzata sui 335 milioni messi a disposizione. "Pensiamo cosa si potrebbe verificare rispetto ai progetti del Recovery",  ha osservato Mastroeni che analizzando il percorso da avviare ha evidenziato che serve una scossa e ha fatto presente: "Si deve mettere mano al forte deficit di risorse umane presenti negli enti locali che devono avere degli uffici amministrativi che vanno potenziati
in grado di preparare progetti e gestire le fasi di richiesta dei fondi e le procedure di affidamento. Si tratta quindi di superare gli attuali stringenti vincoli normativi sulle nuove assunzioni".

I lavori del Direttivo sono stati conclusi dal segretario della Cgil Sicilia Ignazio Giudice che riprendendo i temi dello sviluppo ha
evidenziato come in assenza di adeguati interventi normativi e politiche di rilancio è difficile pensare ad una ripresa in Sicilia.
 

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