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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Dal reddito di cittadinanza a Mia: cosa cambia?

Il governo Meloni pensa alla sostituzione del sussidio "anti povertà" con la "misura di inclusione attiva" entro la fine dell'anno. Il beneficio avrà un tetto Isee più basso per accedervi e quindi una platea più esigua

Addio al reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 e fortemente voluto all'epoca dal Movimento 5 stelle. A quattro anni dalla sua istituzione, la misura di sostegno economico è destinata ad essere rimpiazzata, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari con l'ultima legge di bilancio. Secondo una bozza di riforma del sussidio contro la povertà alla quale sta lavorando il ministero del Lavoro, guidato da Marina Elvira Calderone, il reddito di cittadinanza dovrebbe essere sostituito dalla "misura di inclusione attiva" (in acronimo: "Mia"). Il condizionale per ora è d'obbligo perché si tratta di un testo provvisorio, che potrà quindi subire ancora diverse modifiche prima di essere presentato in Consiglio dei ministri. Una valutazione di massima sulla sostenibilità di questo nuovo strumento di sostegno al reddito spetta al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Tra un paio di settimane il nuovo decreto legge potrebbe arrivare in Consiglio. E la Mia si dovrebbe poter chiedere da settembre 2023, o comunque entro fine anno. 

Mia, cosa cambia con il nuovo reddito di cittadinanza

Cosa cambierebbe rispetto a prima? La nuova misura avrà una diversa soglia Isee per accedervi e quindi una platea più esigua e un costo più contenuto rispetto al reddito di cittadinanza (che è arrivato a pesare per 8 miliardi di euro sulle casse statali). In base a quanto emerso finora, con Mia cambieranno platea, durata, importi e requisiti per ottenere il beneficio. Fino a fine agosto si potrà fare ancora domanda per il reddito di cittadinanza, ma si potrà ottenere il beneficio al massimo fino alla fine del 2023.

Nel dettaglio, la nuova misura dividerà le platee per l'accesso al beneficio tra le famiglie in condizioni di povertà che hanno componenti minorenni, disabili o over 60 e quelle che non li hanno, prevedendo per queste ultime importi più bassi e una durata minore del sussidio. L'obiettivo del governo è quello di evitare quanto avvenuto con il reddito di cittadinanza, percepito per oltre il 40% da famiglie con un solo componente (46% a gennaio 2023). Per questi nuclei di "single", quindi, si potrà accedere solo all'importo decurtato, a meno che non si tratti di disabili o over 60.

Il nuovo beneficio economico sarà pari al massimo a seimila euro l'anno, moltiplicato per la scala di equivalenza legata alla composizione del nucleo (2,1 il limite, 2,2 se in famiglia c'è un disabile), nel caso in cui ci siano disabili, minori o anziani over 60. La scala di equivalenza è quella che fa aumentare l'importo del sussidio in base al numero dei componenti della famiglia, per migliorare l'assistenza ai nuclei numerosi. E sarà ridotto del 25% (4.500 euro l'anno, 375 al mese al massimo) nel caso in cui la famiglia in condizione di povertà non abbia al suo interno queste categorie.

In sostanza, i cosiddetti "occupabili" (stimati in 300mila nuclei monofamiliari, più 100mila nuclei con più membri) che beneficiano dell'attuale reddito al massimo per sette mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre, scaduta la prestazione potranno presentare la domanda per la Mia. Che però per loro sarà meno generosa e avrà una durata inferiore rispetto al reddito di cittadinanza e anche alla Mia di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili.

Sempre secondo le ipotesi emerse finora, si avrà diritto all'assegno se non cambiano le condizioni per diciotto mesi nel caso di famiglia con disabili, anziani o minori. In questo caso, il beneficio economico si potrà rinnovare ogni dodici mesi attendendo un mese. Per le famiglie senza minori, disabili e anziani, invece, il beneficio durerà fino a un anno con la prima domanda. Dopo un mese di sospensione si avrà diritto ancora a sei mesi, ma poi si dovranno attendere diciotto mesi prima di avere diritto a un nuovo assegno, sempre che persistano tutti i requisiti previsti per il sussidio.

E gli altri requisiti? Il valore dell'Isee (indicatore della situazione economica equivalente) non dovrà essere superiore a 7.200 euro (ridotto rispetto ai 9.360 del reddito di cittadinanza). Il valore del reddito familiare deve essere inferiore ad una soglia di 6.000 euro annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza (cha a sua volta cambia). Si prevedono novità anche sul percorso di inclusione lavorativa, con la decadenza dal sussidio se si rifiuta la prima offerta di lavoro congrua. Possono ottenere la misura di inclusione attiva i cittadini italiani o dell'Ue con diritto di soggiorno permanente, o i cittadini di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.

Fatta la domanda per via telematica, la prestazione sarà riconosciuta solo dopo che saranno stati fatti i controlli incrociati sul possesso dei requisiti (reddito, patrimonio, veicoli, eccetera). I nuclei familiari senza occupabili saranno indirizzati ai comuni per i percorsi di inclusione sociale. Gli altri verranno avviati ai centri per l'impiego dove, come condizione per ottenere la Mia, dovranno sottoscrivere un patto personalizzato. Oltre ai centri pubblici per l'impiego, per gli occupabili la riforma coinvolgerà le agenzie private del lavoro, che incasseranno un incentivo per ogni persona occupabile per la quale riusciranno ad ottenere un contratto, anche a termine o part time.

Per migliorare l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà creata una piattaforma nazionale sotto la regia del ministero del Lavoro, dove gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro. Basterà rifiutarne una per far decadere la prestazione. L'offerta verrà ritenuta congrua se in linea con la profilazione della persona occupabile e se la sede di lavoro sarà nell'ambito della provincia di residenza del beneficiario o delle province confinanti (una formulazione, spiegano i tecnici, necessaria perché a volte comuni di province diverse dalla propria sono più vicini al comune di residenza). Saranno ritenute congrue anche le offerte di contratti brevi, purché superiori a trenta giorni.

La riforma rafforzerà tutte le norme sui controlli, sulla decadenza dal beneficio per chi non rispetta gli impegni previsti dai patti di inserimento al lavoro o di inclusione sociale (questi ultimi, che poi saranno la maggioranza, affidati ai comuni), e quelle sui reati per chi dichiara il falso o lavora in nero pur prendendo il sussidio economico.

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