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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Ecosistema Urbano 2020, il 35% dei messinesi vive con meno di 850 euro al mese

Una percentuale che si riferisce al periodo pre-covid destinato a modificarsi il prossimo anno quando si vedranno gli effetti economici della pandemia. La maggior parte dei messinesi guadagna fra 800 e 1600 euro al mese. I ricchi sempre più ricchi

Quasi due milioni di famiglie italiane vivono in povertà assoluta. Una vera e propria emergenza che riguarda quasi 5 milioni di persone di cui solo un milione sono i minorenni. Un dato, quello diffuso dall'ISTAT e dal MEF, riportato dal "Rapporto sulle performance ambientali delle città" di Legambiente, che fotografa la situazione economica prima della diffusione del covid e che quindi potrebbe essere destinata a cambiare in peggio. La presenza di famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno e dove nelle Isole riguarda l'8,7% dei contribuenti soltanto per il 2019. Ad anticipare il dato per il 2020, cioè durante il clou della pandemia, è stata la Caritas che nel "Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale in Italia", aveva già sottolineato l'aumento al 45% del numero dei "nuovi poveri". Intanto a destare particolare preoccupazione è l'alta percentuale di messinesi, il 35%, che vive con meno di 850 euro al mese. Un dato, questo, che era stato già segnalato dal docente di Finanza e sviluppo economico dell'Università di Messina, Michele Limosani, che, basandosi sui dati dell'agenzia delle entrate e sul rapporto "Messina in cifre 2019” elaborato dall’ufficio Statistico del Comune, aveva fatto il quadro della situazione economica della città.

"Il numero di dichiarazioni fiscali presentate nel 2018 è pari a 133.343. I soggetti che dichiarano redditi da lavoro dipendente sono 66.373 e da pensione 50.787 - ha sottolineato Limosani - Il numero di coloro che dichiarano redditi da lavoro autonomo, le partite IVA e i professionisti -avvocati, ingegneri, commercialisti, geometri, architetti, agenti di commercio- si attesta sulle 3.000 unità mentre il dato sulle imprese è un pò più articolato. Circa 5.000 ditte individuali, il 25% del totale, registrano perdite di esercizio nell’anno corrente e quindi presentano un imponibile pari a zero. 3.700 (19%) sono invece i soggetti che dichiarano redditi da impresa, di cui 307 provenienti da aziende soggette alla contabilità ordinaria (ossia imprese che fatturano più di 400.000 euro l’anno nel settore dei servizi o di 700.000 negli altri settori) e 3.400 da imprese che operano in regime di contabilità semplificata (prevalentemente artigiani). Seguono, infine, i soggetti che dichiarano redditi da partecipazione pari a 2.873 (14%). Nell’ipotesi in cui tutti i redditi da partecipazione rappresentassero utili distribuiti ai soci di società di persone e/o di capitali, le imprese inattive sarebbero circa 8.500 (42%)". 

Il docente ha definito Messina "una città che arranca" perché oltre alle dichiarazioni fiscali presentate il 70% dei soggetti ha una retribuzione fra 800 e 1600 euro mensili. Aggiungendo a questa percentuale il restante 30% che non arriva nemmeno a questa soglia ne esce il ritratto di una città in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. In linea, ancora una volta, con quanto affermato dal MEF. Secondo cui soltanto il 20% degli italiani possedeva quasi il 70% della ricchiezza nazionale. 

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