Don Chisciotte, il capolavoro di Cervantes al Vittorio Emanuele
Il Don Chisciotte, liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra, approderà al teatro Vittorio Emanuele sabato 26 febbraio ore 21 e domenica 27 febbraio alle ore 17,30.
Adattamento di Francesco Niccolini, drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini, con Alessio Boni e Serra Yilmaz, Marcello Prayer e Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico, Ronzinante Nicoló Diana. Scene Massimo Troncanetti; costumi Francesco Esposito; luci Davide Scognamiglio; musiche Francesco Forni; regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer. Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo.
"Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire?
Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale. È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte", si legge nelle note di regia di Alessio Boni.