Dracula, apre la stagione di prosa al Vittorio Emanuele
Dracula è prima di tutto un viaggio notturno verso l’ignoto. Non solo un viaggio tra lupi che ululano, grandi banchi di foschia e croci ai bordi delle strade. Ma è anche un viaggio interiore che è costretto ad intraprendere il giovane procuratore londinese Jonathan Harker, incaricato di recarsi in Transilvania per curare l’acquisto di un appartamento a Londra effettuato da un nobile del luogo.Venerdì 6 dicembre alle ore 21 si inaugurerà la stagione di prosa del teatro Vittorio Emanuele( turno A). Lo spettacolo andrà in scena anche sabato 7 dicembre alle ore 21 (turno B) e domenica 8 dicembre alle ore 17,30 (turno C).
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Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini saranno i protagonisti del capolavoro di Bram Stoker con adattamento di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini. Sul palco ci saranno Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana, Alice Bertini. Scena di Gregorio Botta; costumi di Chiara Aversano; musiche di Giuseppe Vadalá; progetto sonoro di G.U.P. Alcaro; luci di Tommaso Toscano; regista collaboratore Gisella Gobbi, regista Sergio Rubini. Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana.
Il giovane avvocato non immagina la sciagura che lo attende, ma immediatamente, appena ha inizio il suo viaggio, sprofonda in un clima di mistero e di scongiuri. È proprio in questo clima di illusione, di oscurità e paura che il giovane Harker verrà calato prima ancora di conoscere il Conte e quando si accosterà al cancello del Castello, come chi sopraggiunto nell’Ade comprenderà di essere finito in una tomba. Ma il viaggio che compie il giovane Harker non si limita a quell’esperienza fatta di angoscia e paura. L’orrore di ciò che ha vissuto al Castello deborda e finisce con l’inghiottire tutta quanta la sua esistenza, diventa un’ossessione che contamina tutto ciò che ha di più caro, destabilizzando irrimediabilmente ogni certezza. Di questo contagio ne è vittima in primo luogo sua moglie Mina, a cui Jonathan inizialmente non ha il coraggio di raccontare quanto accaduto. È dalla lettura del diario redatto durante il soggiorno-prigionia di Jonathan al Castello che Mina viene a conoscere l’origine di quel malessere, che sembra essersi impossessato del suo giovane sposo e averlo mutato profondamente. Un malessere che come una malattia incurabile finirà per consumare anche lei. Una dimensione dove il buio prevarrà sulla luce, il chiarore ferirà come una lama lo sguardo, il cupo battere di una pendola segnerà il tempo del non ritorno, uno scricchiolio precederà una caduta e il silenzio l’arrivo della bestia che azzanna e uccide. Una realtà malata dove sarà impossibile spezzare la tensione e da cui sembrerà difficile uscirne vivi.