Teatri di Pietra 2023, al Castello di Milazzo in scena “Euridyce”
Giovedì 3 agosto al Castello di Milazzo (Messina) in scena “Euridyce” della Compagnia dell’Arpa(drammaturgia Elisa Di Dio e Filippa Ilardo, con Elisa Di Dio e Davide Campisi, per la regia di Filippa).
La Compagnia dell’Arpa continua a interrogare il mito e dopo aver messo in scena quello di Persefone nel 2021, ancora in scena nel 2022 e nel 2023, indaga la figura di Euridyce, continuando sul versante orfico, mistico e insieme misterico. Sulla sponda di un Acheronte abitato dall’ombra, in una prospettiva dove il tempo è mobile e la memoria viene erosa, Euridyce si rivolge a Orfeo che tesse trame di canto per tentare le vie dell’impossibile. Il poeta incarna la disperazione di chi resta sulla terra, in preda alla lacerazione per l’assenza del corpo e delle manifestazioni vitali di chi si è amato.
Ragiona, Euridyce sulla morte come cura all’ansia e agli affanni della vita. Gioca, Euridyce, col suo corpo che si sfalda e si polverizza e diventa spazio di metamorfosi impreviste. Sogna, Euridyce il canto dell’amato, o forse è solo l’eco dello stesso. Parla, Euridyce, con Persefone che le narra la vita passata, e, da dea innamorata, sollecita nella nuova abitatrice del suo regno, il ricordo dell’amore.
E quando la parola Amore viene pronunciata, si fa carne, respiro e canto. Con il suo canto, Orfeo commuove gli abitanti degli Inferi e percorre quelle contrade in cerca della sua donna. Vita e morte sembrano toccarsi, divise da una membrana invisibile che, talora confonde i confini tra le due dimensioni.
Così anche i piani temporali si incrinano, passato e presente precipitano l’uno dentro l’altro. Una ricognizione inesausta è dunque questa Euridice, su temi eterni quali la Poesia e la Perdita, ma è una ricognizione che si affaccia sulla profondità del buio, si fa trafiggere dal vuoto popolato di spettri, si interroga sulla forza dell’amore che ribalta gli stessi decreti stabiliti dalla Natura. Quel voltarsi di Orfeo forse è la salvezza, la garanzia di una tenuta dell’ordine cosmico stabilito in un tempo senza tempo. È il nascere di una fede. Anche senza un corpo da amare, esiste l’Amore: forse questo racconta Euridice e di riflesso, il mito. Un amore che si fa struggimento e canto. Desiderio e assenza sono semi di un atto germinativo senza fine che ha nome Poesia. Un discorso sulla Poesia in un tempo reificato quale il nostro è tanto inattuale quanto necessario. Almeno per noi.
Il programma dei Teatri di Pietra, che si svolge da luglio a fine agosto, con 20 opere in 9 siti in tutta la Regione per oltre 43 eventi (Palermo, Trapani, Messina, Agrigento, Caltanissetta) presenta un cartellone ricco di danza, musica, teatro e scritture drammaturgiche inedite, pensato per raccontare il presente in luoghi ricchi di storia – noti e meno noti - attraverso opere classiche e creazioni contemporanee, nato in dialogo con i Parchi archeologici e le Soprintendenze competenti, in cui spicca la ricca presenza di tanti giovani talenti coinvolti nelle 18 opere previste.
“Estremamente importante - spiega il maestro Aurelio Gatti, direttore della rete - è stato il dialogo e la collaborazione con i parchi archeologici, con le amministrazioni competenti (Assessorato regionale Beni Culturali e Identità Siciliana e Assessorato regionale Turismo, Sport e Spettacolo), con Agricantus e Coop Culture. Quest’anno abbiamo riconfermato il lavoro svolto negli anni precedenti nei siti coinvolti e abbiamo previsioni di coinvolgerne di nuovi”.
Ma l’idea di valorizzazione dei siti storici che è alla base dei Teatri di Pietra quest’anno si estende anche ai musei. Dopo il Guarnacci, infatti, il ciclo toccherà il Museo Pepoli di Trapani in agosto. –- “Parallelamente alla programmazione ordinaria - prosegue Aurelio Gatti - è partito lo scorso 6 giugno dal Museo Etrusco Guarnacci di Volterra Memoycell#Dancemuseum, progetto che realizza performance e workshop coreografici dedicati alle straordinarie raccolte di alcuni musei italiani. Nasce una relazione magica tra i manufatti esposti e i corpi degli interpreti, una esperienza inedita per lo spettatore-visitatore che si relaziona nel presente con i miti e le evocazioni offerte dalle opere esposte”.