"La Grande guerra dei siciliani", il volume di Staiti protagonista alla libreria Mondadori
In occasione del 107º anniversario dell’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, il 24 maggio alle ore 17,30 alla libreria Ciofalo-Mondadori di Messina si presenterà il libro di Claudio Staiti "La Grande guerra dei siciliani. Lettere, diari, memorie". Incontro con l'autore, ricercatore post-doc nella Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università di San Marino, e già dottore di ricerca in Storia contemporanea all’Università di Messina.
Il libro è stato presentato negli scorsi giorni, in anteprima, a Budapest, nel ricordo anche dei tanti prigionieri ungheresi internati in Sicilia tra il 1915 e il 1919. L’incontro sarà introdotto e moderato dalla giornalista e saggista Patrizia Danzé. A dialogare con lo scrittore arà Daniela Novarese, ordinaria di Storia delle istituzioni politiche presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina e autrice di diversi contributi sulla Grande guerra.
Benché lontana dal fronte, anche la Sicilia visse il conflitto come un evento spartiacque. Sebbene le principali operazioni militari si svolgessero al confine tra Italia e Austria-Ungheria, pure nell’Isola si misero in moto le medesime strutture di soccorso e organizzazione tipiche del resto del “fronte interno” (per citarne soltanto alcune: Comitati di preparazione civile, fitta rete ospedaliera di cura dei feriti, reperimento di luoghi da adibire a detenzione dei prigionieri o a dimora dei profughi). Questo documentato volume, oltre a una disamina generale sugli studi compiuti sinora sul tema di come fu vissuta la guerra in Sicilia, presenta, per la prima volta in forma organica, un quadro ampio e variegato delle scritture intime dei siciliani, soprattutto militari ma anche civili. Lettere, diari, memorie fanno luce sui processi di nazionalizzazione e acculturazione patriottica, e inoltre, come scrive lo stesso autore nell’introduzione, consentono di cogliere profondamente "da un lato, il disagio e la disaffezione per una guerra da cui ci si sente schiacciati e in cui l’assurdità del conflitto richiede che siano messi da parte persino gli affetti più cari (sentimenti da cui non sono esenti neanche gli ufficiali), dall’altro, il senso di adattamento, di orgoglio e di rigenerazione personale, perché parte di una storia e di un disegno imperscrutabile e più grande. Per i giovani siciliani trascinati al fronte, in località sino a quel momento sconosciute e a latitudini e climi così diversi da quelli a cui erano abituati, quella del ’15-’18 rappresentò un’esperienza fortemente segnante. Un’iniziazione alla vita per alcuni, un atroce obolo da versare per altri che non poté non influenzare successivamente e per sempre le loro esistenze".