Una figura femminile coronata da torri, nella nuova via Don Blasco la scultura di Caminiti
Sarà inaugurata, sabato 12 febbraio alle ore 10,30, la scultura bronzea realizzata dal maestro Alex Caminiti . Ad essere esposta una figura allegorica di Messina che enfatizza ed esalta gli elementi-topos con riferimenti simbolici strettamente collegati ad essa. L'opera sarà posta al centro della rotatoria che si trova all'incrocio fra la via S. Cecilia e la Via Don Blasco nella nuova Via Don Blasco, frutto della riqualificazione urbana dell’intera area.
Messina è rappresentata da una giovane figura femminile coronata da torri. Sin dal Medioevo Messina adottò lo stemma civico con tre castelli, i maggiori che chiudevano l’abitato:Castello o Palazzo Reale a sud; il cosiddetto “Castellaccio” sulle colline ad ovest e il castello di Matagriffone a nord, tutto confermato da molti documenti storici. La città è stata sempre raffigurata nell’effigie di una donna in abiti classici con il capo coronato da tre torri o da una corona turrita. Così la vediamo raffigurata nella statua marmorea al Municipio lato mare, al centro della Piazza Giacomo Minutoli, scolpita da Giuseppe Prinzi nel 1859 (originariamente essa era riposta nel primo pianerottolo dello Scalone d’Onore del Palazzo Municipale e dopo il terremoto del 1908 e la demolizione dell’edificio, venne conservata all’interno del Museo Regionale). Il suo titolo completo è “Messina riconoscente pel beneficio del Portofranco” in ricordo del re Ferdinando II che, con real decreto del 12 febbraio 1852, ripristinò questo antico privilegio messinese. Dopo il restauro eseguito da Francesco Finocchiaro nel 1973, è stata collocata in largo Minutoli. Oltre agli emblemi del commercio, la statua reca nella mano destra il decreto del 1838 con il quale Ferdinando II concesse nuovamente alla città il porto franco.E così la vediamo raffigurata nel gruppo scultoreo “Il Tempo che scopre la Verità e Messina che incantata dalla luce di essa, tende ad abbracciarla” sull’attico del Teatro Vittorio Emanuele II, opera dello scultore Saro Zagari realizzata a Roma nel 1853. Un'altra raffigurazione tardo settecentesca in un altorilievo marmoreo è conservata nel Santuario di Santa Maria di Montalto.Infine, la testa della gigantessa Mata, mitica progenitrice dei messinesi insieme al compagno, il gigante Grifone, ha in testa una corona con tre torri. La testa di Grifone venne rifatta dallo scultore e architetto carrarese Andrea Calamech verso il 1570 ed è da presumere che, a quell’epoca, Mata avesse le stesse sembianze dell’attuale raffigurazione.