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Redazione

Messina vista con gli occhi di Caravaggio, parole e immagini per sentire anche il profumo dei suoi due mari

La città prima donna nella graphic novel firmata dai due autori dello Stretto Bonaccorso e Terranova. La storia in chiaroscuro del Merisi alle prese con il ritratto di Isabella Martines e della sua vita spericolata

Il soggiorno a Messina di Caravaggio, il più grande pittore dei suoi tempi, il più grande di tutti i tempi secondo alcuni, senz’altro il più singolare e controverso, è avvolto in buona parte nel mistero e nella leggenda. Ne rimangono tuttavia sontuose e indelebili tracce nei due maestosi dipinti – L’adorazione dei pastori e La resurrezione di Lazzaro – che formano il vanto del Museo Regionale di Messina, oggi MuMe. Del passaggio del sommo artista nella città dello Stretto parlano gli studiosi che hanno investigato la storia della pittura e dei suoi protagonisti, ma non sono mancati quelli che ne hanno tentato una narrazione più o meno verosimile, ma sempre appassionata. È il caso di Nino Principato, che pubblicava La luce e le tenebre. Giornate violente e geniali di Caravaggio a Messina, o addirittura di Andrea Camilleri, che “ritrovava” un diario di Caravaggio che annotava il suo passaggio in Sicilia – Messina compresa – in Il colore del sole. Entrambi questi libri, coetanei perché entrambi del 2007, in maniera differente, mettono Caravaggio davanti a una città che forse non ha più lo smalto dei suoi giorni migliori, ma che conserva in parte la sua floridezza e la sua vitalità.

Tornano sull’argomento, in questi giorni, due talenti messinesi, ormai affermati: la scrittrice Nadia Terranova e il disegnatore Lelio Bonaccorso, che per Feltrinelli Comics escono con una graphic novel dal titolo Caravaggio e la ragazza, che rivisita la permanenza messinese di Michelangelo Merisi in maniera fantasiosa ma senza perdere di vista la coerenza filologica. Bonaccorso ha alle spalle una lunga serie di lavori a fumetti di grande impegno sociale, incentrati su figure come quelle di Peppino Impastato, Che Guevara e Marco Pantani, o sull’utopia (o forse no) del “modello Riace”; Terranova, dal canto suo, si è ormai imposta per una produzione letteraria diversificata che l’ha portata fino alla finale del premio Strega, e ora si cimenta con un genere in grande espansione.

In questa storia, Caravaggio si cala nelle improbabili vesti di maestro con l’iniziale prima minuscola e poi maiuscola: deve fare il ritratto di Isabella Martines, figlia del più ricco mercante di seta al mondo, ma poco per volta ne diventa l’insegnante di pittura e poi di vita, appunto Maestro. Il Merisi che viene fuori da queste pagine risponde in parte all’immaginario che i biografi ne hanno trasmesso: ribelle e guascone, conosce la ragazza perché la salva da un’aggressione di cui rimane vittima; per altri versi, gli autori gli attribuiscono un atteggiamento protettivo, quasi tenero, che contrasta – volontariamente, direi – con la notissima vita spericolata e senza regole di Caravaggio.

Quello che più risalta in questo libro, però, è che gli autori hanno relegato il grande pittore a un ruolo - per nulla svilente, sia detto – di deuteragonista, perché vera prima donna della storia è Messina: se ne decanta la storia, la tradizione, la ricchezza, la preminenza commerciale. Una città che l’illustre forestiero sembra apprezzare, nella quale appare a suo agio: lo vediamo muoversi nella Pescheria, a contatto con una popolazione che trova forse un po’ troppo agitata, ma che gli ispira simpatia; divertirsi come un matto a partecipare alla caccia al pescespada nelle acque dello Stretto, vivere la vita notturna fra vino e procaci donne che forse gli ricordano le sue compagnie romane. Soprattutto Messina risalta nei monumenti vicino ai quali il nostro eroe passa quasi senza avvedersene, ma che dallo sfondo sembrano balzare in primo piano: la Lanterna del Montorsoli, una chiesa che somiglia tanto al tempio di San Francesco, la fortezza di Matagrifone, una suggestiva inquadratura dal basso della fontana di Orione. O ancora i panorami a volo d’uccello ripresi da stampe famose: tutte immagini e vedute dalle quali si riconosce la consulenza di Franz Riccobono, altro cultore di storia cittadina, cui i due autori si sono affidati per una lettura filologica della Messina di inizio Seicento. D’altra parte, come Terranova e Bonaccorso fanno dire alla ragazza: «Voi non conoscete la mia città… il profumo dei suoi due mari… se non sapete nulla di lei, cosa potete sapere di me?».

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