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Pietro Cuppari, in memoria di un grande agronomo da Messina a Pisa

La Toscana celebra lo studioso pioniere dell'agricoltura ecocompatibile. Grazie alla preziosa pubblicazione di Giuseppe Giaimi, il ricordo presto anche nella città dello Stretto con un convegno promosso dal dirigente La Tona

Gli anniversari, i centenari, le ricorrenze insomma giovano a riportare alla memoria degli uomini qualcuno di loro che ha compiuto “egregie opere” e quindi a rendergli omaggio.

È quanto sta accadendo quest’anno a Pietro Cuppari, “insigne agronomo messinese del XIX secolo attuale più che mai”, come recita il sottotitolo della nuova recente pubblicazione di Giuseppe Giaimi, già docente nelle Università di Reggio Calabria e Palermo, ma soprattutto appassionato ricercatore, nonché autore di numerosi articoli e di libri a carattere tecnico-scientifico, capace adesso di riportare alla luce i meriti straordinari di colui al quale è stato intitolato nella città dello Stretto l’attuale Istituto Tecnico Agrario di San Placido Calonerò.

Mentre il bicentenario della sua nascita, caduto nel 2016, è trascorso nel silenzio di autorità e studiosi, dimostrando lo scarso interesse della città di Messina per uno dei suoi figli migliori; ecco infatti che una recente Giornata commemorativa del 150° anno dalla morte di Pietro Cuppari, che visse a lungo in Toscana ed è ritenuto un vero e proprio vanto dell’Università di Pisa, quest’ultima ha voluto ricordarlo il 7 febbraio; e proprio Giaimi ha avuto modo di illustrare i contenuti della propria ricerca espressi nel suo libro, intervenendo accanto ad illustri cattedratici della stessa Università toscana, di quella della Tuscia, di Milano, nonché della Scuola Sant’Anna di Pisa. E, su questa scia, ben presto anche a Messina si svolgerà un convegno su Cuppari, promosso dal dinamico Dirigente Scolastico della scuola Peloritana Giovanni Pietro La Tona.

Ma quali sono gli elementi importanti emersi dall’esame degli inediti carteggi che tanto tempo e impegno hanno richiesto a Giaimi, dando vita alla ricerca racchiusa nelle 178 pagine del suo volumetto, che, oltre a riportare una quarantina d’illustrazioni, elenca pure i titoli di ben 556 scritti di Cuppari, un utilissimo indice per argomenti e un’aggiornata bibliografia?

Copertina del libro-2L’autore ha avuto modo d’illustrare a Pisa, con dovizia di testimonianze documentali, le doti sia umane che intellettive del messinese, il suo rigore morale, lo straordinario bagaglio culturale, i rapporti con i movimenti europei più avanzati nelle scienze agrarie, le tante ricerche sul campo, la determinante sua influenza nei riguardi dell’istruzione rurale in Italia, le molteplici lungimiranti intuizioni, diverse delle quali in seguito divenute attuali.

Tutto ciò ha potuto dimostrare grazie all’esplorazione, oltre che di un inedito vasto epistolario, di buona parte della sua sterminata produzione letteraria.

Scendendo più nei particolari, Giaimi non ha taciuto il riconoscimento unanime, da parte della comunità scientifica, dell’uso da parte di Cuppari di metodi rigorosi di calcolo nella contabilità agraria, che lo hanno reso un vero e proprio precursore di una disciplina, venuta grazie a lui in primo piano, come l’Economia Agraria; e ha sottolineato come non sia da sottovalutare l’impulso dato da lui  in Italia alla nascita di scuole professionali che hanno nobilitato l’insegnamento delle scienze rurali: quanto al suo “Manuale dell’Agricoltore”, esso è risultato essere il punto di riferimento per molte generazioni di agronomi.

L’autore-relatore non ha mancato, infine, di rilevare come ci siano in Cuppari premonizioni ancora da concretizzare in pieno ai nostri giorni: parliamo del rispetto degli equilibri ambientali, e quindi di un’agricoltura ecocompatibile; della circolarità delle produzioni; dell’interesse per una produzione sana; dell’attenzione al benessere degli animali d’allevamento.

Un grande, insomma. E forse anche Messina, città nella quale ritornava sempre appena libero dai tanti impegni della sua notorietà, finalmente ha occasione di accorgersene.

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