Quartetto Echo e Quartetto Celia in concerto al Palacultura e in due location d'eccezione
Un doppio evento che punta ai giovani talenti e alla valorizzazione di due preziose e storiche strutture della città quello organizzato dall’Associazione Musicale “Vincenzo Bellini” in collaborazione con “Le Dimore del Quartetto”. Sabato 29 febbraio alle 18, al Palacultura “Antonello da Messina” ci sarà il concerto curato dall’Ente morale presieduto da Giuseppe Ramires che avrà come protagonisti il Quartetto Echo e il Quartetto Celia.
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Le due formazioni saranno ospiti di Villa Luna e Villa Cianciafara, nell’ambito dell’iniziativa nazionale promossa dall’associazione no profit che sostiene giovani quartetti d’archi nell’avvio della loro carriera e valorizza il patrimonio di dimore storiche. Nata nel 2015 da un’idea di Francesca Moncada, “Le Dimore del Quartetto”, in collaborazione con ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane), il FAI (Fondo Ambiente Italiano) e European Historic Houses, ha creato una rete di case che ospitano gratuitamente i musicisti alla vigilia di un impegno artistico in cambio di un concerto. Secondo quanto prevede il progetto, quindi, Il Quartetto Echos e il Quartetto Celia, si esibiranno il 28 febbraio, in forma privata, negli splendidi scenari delle dimore dove rispettivamente risiederanno, Villa Luna e Villa Cianciafara.
Nel corso del concerto in programma invece al Palacultura, le due formazioni – costituite da Andrea Maffolini e Ida Di Vita (violino), Leonardo Taio (viola) e da Martino Maina (violoncello), e da Andrea Timpanaro e Johanna Rode (violino), James Douglas (viola) e Daryl Giuliano (violoncello) – eseguiranno un capolavoro di Felix Mendelssohn Bartholdy (Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20) e un’opera giovanile di Dmitrij Shostakovich (Due pezzi per ottetto d'archi, op. 11).
Composto da Mendelssohn all’età di sedici anni, l’Ottetto in mi bemolle maggiore Op. 20 rappresenta una testimonianza assoluta del talento precocissimo del musicista tedesco. Questo singolare brano cameristico non consiste in un doppio quartetto d’archi ma in una composizione ove ognuno degli otto strumenti ha una parte reale. I Due pezzi op. 11 per ottetto d'archi di Shostakovich rientrano tra le le prime composizioni da camera del compositore russo e sono inquadrabili nel periodo della cosiddetta “avanguardia”, quando i musicisti russi erano ancora liberi di sperimentare nuovi orizzonti sonori, prima che il regime portasse “normalizzazione” tutta la cultura e l’arte sovietica, con divieto di importazione di ogni suggestione occidentale.