rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Eventi Letojanni

“La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” nell'ultimo romanzo di Enrico Scandurra

Tutto sulla storia avvincente raccontata nel lavoro uscito qualche giorno fa per Algra Editore

Una storia avvincente. Che sa di onirico e fantastico. Una vicenda che trae spunto dalla formidabile ispirazione e immaginazione dell’autore, sempre intento ormai da molto tempo a questa parte ad una sperimentazione narrativa a tratti surreale. E poi il protagonista, un professore di filosofia stravagante e pieno di problemi. C’è questo e molto altro nell’ultimo romanzo dello scrittore letojannese, Enrico Scandurra, uscito qualche giorno fa per Algra Editore.

Un romanzo breve o un racconto lungo, fate voi, intitolato “La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia”, che è la storia di lui , il professore del Liceo che ha frequentato l’autore che, come il più noto John Keating, ha accompagnato e segnato la crescita intellettuale ed emotiva di centinaia e centinaia di studenti, tra cui l’autore stesso. Lui è l’insegnante che tutti avremmo voluto avere, che guarda le cose da varie angolazioni e per questo non parla mai a sproposito, non dà nulla per scontato, ama il suo lavoro e soprattutto aiuta i suoi studenti ad ascoltare e vivere liberamente i propri moti interiori. Insomma, come si direbbe oggi è un facilitatore che, grazie alla propria capacità empatica, sa costruire rapporti interpersonali e creare contesti di collaborazione che favoriscono lo sviluppo armonico della persona e un apprendimento sereno.

Enrico ci immette subito sin dall’incipit in una classe liceale alle prese con la lettura del De Rerum Natura. L’aula è invasa dal forte odore della zagara appena germogliata. L’atmosfera “greve” è interrotta dall’irruzione allegra e chiassosa del professore Mazzaglia, illustre professore di Filosofia. Conosciamo così il nostro lui e non possiamo che innamorarcene subito. Eppure, Lui è pazzerello, stravagante, ma anche riservato, tanto da mancare da scuola per alcune settimane e non raccontare a nessuno il motivo. Il paese è piccolo e si mormora che il professore è malato di “uno strano male al cuore”.

Il centro vitale della narrazione di Enrico è la terra dove è nato, cresciuto e dove vive. La Sicilia in senso lato e Letojanni, il suo paese natio, in particolare. I suoi racconti, infatti, sono sempre intrisi di salsedine, di sole, di mare ma anche e soprattutto della gente semplice e laboriosa che qui abita. Anche in La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia troviamo la sicilianità dei paesaggi che si affacciano sul mare Ionio e in particolar modo la meravigliosa varietà dei volti dei personaggi reali: il preside, i colleghi, il medico condotto, lo specialista, la fioraia, il locale cronista e i vicini di casa. Enrico ci propone un’Isola, la nostra, al plurale fatta di palcoscenici naturali e umani e noi pur conoscendola non possiamo non rimanerne folgorati.

Nelle storie di Enrico però – e in tal senso anche questa non ne è scevra – incontri il fantastico, l’immaginario, l’irreale, il sognato, il surreale, il visionario. Con un volo pindarico, infatti, siamo proiettati in un futuro lontano, il 2070. Ma che ruolo hanno il tempo e lo spazio nella narrazione? Per Enrico in questo racconto è come se entrambi assumessero un significato simbolico. Li manipola sapientemente e liberamente per stabilire la distanza di tempo che intercorre tra l’epoca della narrazione e il tempo in cui gli eventi sono narrati. Forse osiamo dire per farci accettare il mistero che coinvolge il professore e la sua strana malattia al cuore. Insomma, veniamo proiettati in avanti. In un tempo quando e in un luogo dove tutto sembra esattamente com’è oggi ma al contempo tutto è diverso da oggi, proprio perché un giorno un vecchio professore all’improvviso si vede fiorire nel petto una rosa rossa. Una vera rosa rossa con le spine, le foglie verdi, i petali profumati. Allora proprio come in “Le metamorfosi” di Ovidio o “La metamorfosi” di Kafka anche Alberto Mazzaglia avrà all’inizio paura della sua trasformazione, nasconderà la rosa per imbarazzo, poi la mostrerà solo alla fioraia per farla recidere e infine andrà da medici e sapienti per ricevere consulti e comprendere cosa gli sta accadendo. E solo allora abbraccerà con fierezza l’idea che il suo cuore non è malato ma è sacro. Una vicenda che ha il sapore, come già detto, del visionario, così come i “Sette piccoli sogni”, raccolta di racconti pubblicata nel 2020 sempre per Algra Editore, e che ha segnato in Enrico Scandurra l’inizio della sperimentazione narrativa più insolita: far convergere la realtà con l’irrealtà.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“La misteriosa fine del professore Alberto Mazzaglia” nell'ultimo romanzo di Enrico Scandurra

MessinaToday è in caricamento