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Movida giovanile, per Articolo Uno serve altro alla sola repressione

Il coordinatore Domenico Siracusano parla di strategia per affrontare il disagio dei ragazzi e attacca la giunta De Luca

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MessinaToday

Il segretario provinciale di Articolo Uno Domenico Siracusano interviene sui recenti provvedimenti della giunta municipale legati alla movida giovanile.

Le cronache degli ultimi giorni registrano l’attivismo dell’Amministrazione Comunale focalizzato sulla cosiddetta “movida”. Si sono susseguiti blitz e iniziative di repressione contro  illegalità o irregolarità che, a diverso titolo, hanno riguardato i gestori e i fruitori, soprattutto giovani e giovanissimi, delle notti messinesi.

La Giunta Comunale ha, quindi, convocato le rappresentanze sindacali di commercianti e esercenti per avviare una campagna contro l’alcolismo.

Siamo alle solite. Di fronte ad una questione reale, il Sindaco De Luca invece che provare a mettere in campo una strategia seria e coordinata insegue la ribalta, tra social e giornali online. Ma è di tutta evidenza che, a De Luca e ai suoi, non interessa affrontare realmente le questioni, ma alzare continuamente polveroni per coprire il vuoto della propria esperienza amministrativa.

La questione giovanile è tremendamente seria e complicata e va affrontata nel suo complesso. Va premesso che, per individuare strumenti e azioni che possano supportare il percorso di crescita dei giovani, non serve un approccio di tipo moralistico o paternalistico o peggio unicamente repressivo e securitario. Occorre saper guardare alle giovani generazioni come risorsa decisiva per la crescita sociale e culturale del territorio.

Da qualche mese abbiamo attivato, come Articolo Uno, uno specifico “Osservatorio sulle Politiche Giovanili” avviando un approfondimento di merito sulle buone pratiche diffuse nei grandi e piccoli centri del territorio nazionale. Le amministrazioni che, sia al nord che al sud, sanno attivare percorsi virtuosi lo fanno nella prospettiva di “investire” sulle energie e sulla creatività giovanile, liberando spazi per l’aggregazione e il coworking e offrendo occasioni di crescita culturale. Costruire serie politiche giovanili significa pensare alle opportunità formative – non solo scuola e università -, all’orientamento e all’ingresso nel mondo del lavoro ed a una articolata politica della casa, cosi da sostenere i giovani nel percorso verso l’autonomia, a partire dalle migliaia di ragazze e ragazzi che vivono nelle periferie degradate.

Allo stesso modo le questioni relative all’uso e all’abuso di alcool e droghe vanno affrontante avendo chiara una prospettiva di senso. È evidente che gestori e fruitori devono attenersi alle normative previste, ma il rispetto delle regole è solo la superfice di un disagio profondo che attraversa le giovani generazioni. Quel disagio, in cui ci stanno anche i drammatici dati sull’emigrazione giovanile e sull’invecchiamento della popolazione messinese, va compreso e interpretato. Non serve una campagna isolata, realizzata magari assieme a qualche locale, occorre un’assunzione di responsabilità di tutta la comunità messinese. Se un quattordicenne sente sistematicamente il bisogno di sballarsi o un ventenne cerca uno stato di alterazione permanente è un problema che riguarda ciascuno di noi. Sono i nostri figli e i nostri nipoti. Poichè nessun “ambiente” è purtroppo immune, occorre immaginare strategie condivise non solo con i gestori dei locali ma anche con le scuole e l'università, con le associazioni, le parrocchie e le società sportive.

Occorre mettere, davvero, al centro la questione giovanile, senza atteggiamenti assolutori o persecutori e senza le contraddizioni di chi fa i blitz e poi scende in moto le scale del Comune, ma con serietà e rigore. Il percorso verso una città che possa farsi comunità educante è lungo e complicato, ma ci sono risorse ed esperienze per avviarlo.

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