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Le mani di affaristi e politici sulla sanità siciliana, a pagarne le spese sono i cittadini

La relazione della commissione Antimafia dell'Ars, guidata da Claudio Fava, fotografa "vent’anni di inchieste, scandali di palazzo, forzature legislative, corruzioni, carriere protette e clientelismi". "Ignobile" il modo in cui fu trattato l'assessore Lucia Borsellino. Sullo sfondo "il faticoso lavoro di medici e operatori sanitari"

Che la sanità pubblica sia solo “un condominio” non è soltanto “l’idea malata e isolata di un personaggio”, Antonio Candela, ex manager della Asp di Palermo, ma una visione comune. “In questi vent’anni - si legge nelle conclusioni dell'inchiesta svolta dalla Commissione parlamentare antimafia e anticorruzione dell'Ars, presieduta da Claudio Fava, sul comparto della sanità in Sicilia - una parte non irrilevante dei ceti professionali, pubblici e privati, ha avuto lo stesso sguardo avido sulla salute dei siciliani: un bottino di guerra, una terra di mezzo da conquistare, un’occasione per fabbricare vantaggi economici e rendite personali”. A intercettare “la molestia e l'avidità di certi comportamenti è intervenuta (quando ha saputo, quando ha voluto) la magistratura - sostengono i commissari -. Raramente la politica. Poche le denunce, pochissimi gli interventi in autotutela".

È questo, secondo la Commissione, "il dato più significativo" che consegnano questi undici mesi di lavoro e 130 pagine di relazione: "Un peccato di ignavia, nel più benevolo dei casi; più spesso, una somma di interessati silenzi che hanno messo la nostra sanità nelle condizioni di essere costantemente contesa, occupata, maltrattata". E a pagarne le spese nella maggior parte dei casi, se non sempre sono stati i cittadini.

"In Sicilia la forza di questa tessitura sommersa dipende da molti fattori - prosegue la relazione -. Il primo, certamente, si richiama ad una storica propensione della politica regionale (l'intera politica: maggioranze ed opposizioni) ad interferire nella gestione della cosa pubblica: gli assetti amministrativi e organizzativi, le nomine apicali, gli indirizzi di spesa, in una inestricabile reciprocità di interessi venali e fedeltà elettorali. Il secondo fattore rinvia alla quantità della spesa pubblica nella sanità: intorno ai dieci miliardi di euro l'anno, ovvero metà del bilancio regionale, una cifra che sollecita appetiti, furbizie, ingordigie, scorciatoie (talune, innominabili, intercettate e frenate dal lavoro di diverse procure della Repubblica)".

L'isolamento di Lucia Borsellino

La commissione nella relazione ha ricostruito anche le vicende legate al periodo del governo Crocetta dove anche la sanità aveva il suo "cerchio magico". "Il nome Borsellino è stato utilizzato in modo ignobile. Nel senso che hanno preso questo nome a salvaguardia di un assessorato e poi hanno circondato l'assessore Lucia Borsellino di un plotoncino di affabulatori portando la sanità in una direzione totalmente opposta". "È ormai dato acquisito, anche giudiziariamente - è scritto nella relazione - che questo ristretto gruppo di consiglieri del presidente abbia avuto un ruolo determinante nel progressivo e logorante processo di isolamento riservato alla dottoressa Lucia Borsellino, assessore alla Salute dall'ottobre 2012 al luglio 2015. Certamente, la stagione di governo che ha visto Lucia Borsellino alla guida della sanità regionale ed un nutrito nugolo di malversatori e presunti 'consigliori' agitarsi alle sue spalle è una delle pagine meno degne di questi anni. Anche per l'oltraggio che quel cognome, così mportante per la Sicilia, ha ricevuto impunemente da taluni personaggi (fino a quando la giustizia ordinaria li ha fermati)".

La necessità di ripartire con i concorsi

"C’è infine un terzo fattore - spiega ancora la relazione - che in Sicilia alimenta da sempre questo rapporto non sempre limpido, non sempre sano, tra la politica e la sanità: la produzione del consenso. Gestire le sorti della sanità pubblica (spesa, concorsi, assunzioni, carriere) ed ascoltare al tempo stesso le richieste di quella privata produce riconoscenza, fidelizza i rapporti, definisce appartenenze. In una parola, crea consenso. Che della politica (tutta) è il carburante naturale e necessario". Tanto che la commissione Ars si spinge un po' più in là. Dopo che la pandemia di Covid-19 ha evidenziato in maniera inequivocabile le carenze anche di organico della sanità siciliana, la relazione sottolinea che "solo lo sblocco delle procedure concorsuali potrà garantire un accesso trasparente ai ruoli della sanità pubblica. Riducendo, al tempo stesso, il potere di condizionamento della politica e ristabilendo il primato del merito nelle procedure di assunzione".

Il lavoro faticoso di medici e operatori

Otto capitoli che affrontano molti degli ultimi più grandi e discussi scandali degli ultimi anni: dal caso Tutino al caso Humanitas, dal “condominio” di Candela allo scandalo della Centrale unica di committenza. "Sullo sfondo (non era tema di questa relazione, ma ci sembra giusto darne conto) - sono le conclusioni della Commissione guidata da Claudio Fava - resta il lavoro faticoso, determinato, prezioso che migliaia tra medici e operatori sanitari garantiscono ogni giorno negli ospedali siciliani. E che non può essere offeso dal comportamento irridente e opportunista di pochi loro colleghi o dall’ansia di clientele alimentata da una consuetudine politica dura a morire. In ogni caso, resta ancora molto da fare".

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