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De Luca e la "Cultura" delle sagre

Palazzo Zanca ha gestito il settore cultura con il freno a mano tirato. Colpa dei fondi insufficienti e di una visione che premia le antiche tradizioni popolari. Ma c'è chi storce il naso e auspica una strategia degna della 13esima città d'Italia

In tempi di vacche magre a qualcosa bisogna pur rinunciare.

E l'amministrazione De Luca lo ha fatto, tenendo il freno a mano tirato per quel che riguarda il settore cultura. Tra gli assessori, quello che finora ha patito di più il freddo per la coperta troppo corta è stato proprio Enzo Trimarchi.

Lo ha ammesso chiaramente lo stesso primo cittadino, durante il lungo incontro tenutosi stamane a Palazzo Zanca, per fare il punto della situazione con i giornalisti sul primo anno di amministrazione. 

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"Non abbiamo attuato una strategia per la cultura - ha spiegato De Luca - dando precedenza ad altri settori. Siamo solo al primo anno e ancora sotto tutela della Corte dei Conti che impone un regime di spese obbligatorie".

Quel poco a disposizione, circa 200mila euro provenienti dalla tassa di soggiorno lasciata dai turisti, è stato dirottato in parte per finanziare sagre o feste patronali. Un ricco cartellone che ha fatto la gioia di chi abita nei villaggi, lasciando però qualche perplessità in una buona parte della cittadinanza.

C'è, infatti, chi vorrebbe comunque visione ad ampio respiro, in linea con la status di tredicesima città d'Italia che riguarda Messina. Ma a volte la città dello Stretto è stata più simile ad un enorme paese in cui si sono condivisi momenti di gioia e spensieratezza, lasciando però poco spazio a chi difende un'altra idea di cultura. 

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L'intento di De Luca e soci è apparso chiaro: partire dalle tradizioni popolari. Lo si è capito soprattutto il mese scorso durante la "Festa du pipi russu" svoltasi all'ombra di Palazzo Zanca, in pieno centro cittadino. Un evento che ha spaccato in due Messina: da un lato le aspre critiche, dall'altro la folla che in quei quattro giorni ha riempito la piazza dimostrando gradimento per l'iniziativa. Celebre una frase di uno degli organizzatori che sottolineava soddisfatto ad inizio manifestazione: "Dopo un giorno abbiamo finito le scorte di pescestocco".

"Si è scelto di valorizzare una parte della città - ha detto De Luca - partendo dalle tradizioni e dalle feste patronali. Sagre o eventi simili ci permettono anche di connetterci per arrivare ai bandi europei. Non abbiamo avuto la supponenza della grande città, facendo contenti tanti cittadini. Ad ogni parrocchia sono stati assegnati mille euro per la festa patronale e per la banda locale. Con pochi fondi però siamo riusciti a dare il giusto valore anche all'Arena Cicciò e finora nessuno lo aveva fatto".

Chi attende una visione di più ampio respiro dovrà quindi pazientare ancora per un pò.

Ma l'obiettivo a lunga scadenza di quest'amministrazione parla di una città che realmente a misura di turista. "Il prossimo step - ha precisato il sindaco - prevede la realizzazione di veri itinerari turistici che possano valorizzare le ricchezze della città. Serve ordine e rispetto delle regole, al momento chi sbarca da una nave non riceve la giusta accoglienza. Ma non sopporterò più che i nostri tassisti siano i primi a portare i crocieristi a Taormina bypassando Messina. Da noi resta solo il 15% di passeggeri delle grandi navi".

La partita si gioca dunque sul recupero del brand Messina. Non a caso punto di forza del neo assessore Vincenzo Caruso che avrà tanto lavoro da lavorare in merito.

Ma il primo cittadino sprona innanzitutto gli stessi messinesi. "Tutto quello che diciamo o scriviamo su questa città - ha detto - viene letto a livello globale. Non possiamo pretendere che chi viene da fuori possa avere interesse ad investire su Messina se siamo noi i primi a criticarla apertamente".


 

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