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Elezioni, faccia a faccia con De Domenico: “Ecco la mia visione di Messina, puntando su capitale umano, investimenti e tecnologia”

Cento alberi da piantare nel primo mese ma attenzione immediata alla riorganizzazione della macchina amministrativa, al piano di riequilibrio e al Pnrr. Ecco le priorità del candidato a sindaco del centrosinistra

Rappresenta la sintesi di un Centrosinistra che dopo mesi di trattative e proposte ha trovato in lui il volto per presentarsi all’appuntamento elettorale. Franco De Domenico, 59 anni, messinese, docente di Diritto Tributario presso l’Ateneo Peloritano, si è tuffato nella campagna elettorale con entusiasmo, stimoli e con il suo modo pacato di raccontare la Messina che vorrebbe. Esperienza ne ha maturata in tanti settori. Per 5 anni ha ricoperto la carica di Direttore Generale dell’Università di Messina, contribuendo in modo determinante alla stagione del rilancio. È stato parlamentare regionale ed attualmente è segretario cittadino del PD.

Sposato, ha 4 figli. Ama lo sport, la campagna e, in generale, tutte le attività all’aria aperta. Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, dal 2017 ha voluto trasferire questo impegno nella politica.

Intanto, cosa l’ha spinta a candidarsi?

Può sembrare banale, ma la risposta più sincera è: l’amore per la mia città. Io a Messina sono nato e cresciuto, qui ho iniziato a lavorare per pagarmi gli studi, qui ho deciso di restare anche di fronte a prestigiose opportunità di carriera che mi avrebbero portato altrove. La spinta decisiva, poi, è arrivata dalle modalità con cui è nata la candidatura: attorno al mio nome si è registrata la convergenza di un’ampia coalizione e questo ha rappresentato per me una spinta decisiva.

Può illustrare brevemente il suo programma elettorale alla città? I due punti fondamentali.

Lavoro e coesione sociale. Nella parola lavoro, però, c’è anche una visione della città. Oggi, infatti, sviluppo significa attrarre tre cose essenziali: capitale umano, investimenti pubblici (infrastrutture) e privati (insediamenti produttivi), tecnologia. In questo quadro, un Comune ha due compiti essenziali: creare l’ambiente istituzionale e di mercato perché ciò avvenga; garantire servizi per essere competitivo. Come fare? La risposta a questa domanda non può essere improvvisata, ma deve necessariamente passare proprio da una visione di città, in cui devono essere fortemente presenti entrambi gli aspetti. Una città che riconquista il suo affaccio a mare, ad esempio, moltiplica le opportunità imprenditoriali e occupazionali.

Sul fronte della coesione sociale, occorre sanare una vera e propria emergenza venutasi a creare con gli ultimi anni di amministrazione. Oggi la città è profondamente divisa in fazioni, si è sdoganato l’insulto, viene ammessa la reazione violenta. Abbiamo avuto cattivi esempi e questo è sotto gli occhi di tutti. Un’inversione di tendenza, però, è diventata indispensabile. Per questo il prossimo dovrà realmente essere il sindaco di tutti.

Tre iniziative da fare nei primi 100 giorni. Risposte secche.

Citando qualcuno molto più importante di me, per governare sono decisivi i primi 1000 giorni, non i primi 100. Cionondimeno, ho già annunciato che voglio piantare 100 alberi entro un mese dal mio insediamento. Un gesto con una valenza simbolica, perché l’albero è vita, crescita e rinascita.

Ma la vera emergenza che andrà affrontata da subito sarà la riorganizzazione della macchina amministrativa attraverso nuove assunzioni e formazione finalizzata di tutto il personale.

Parallelamente, occorrerà insediare immediatamente task force per sciogliere i nodi legati al Piano di riequilibrio e per iniziare a lavorare sul PNRR.

Periferie, luoghi di aggregazione e lotta al disagio sociale. L’allarme in città su questi temi è crescente. Dalle parole come si passa ai fatti?

Dando servizi e facendo sentire la presenza dell’Amministrazione in tutti i quartieri. In una città moderna, al passo con le altre realtà europee, questo è normalità. A Messina dobbiamo fare sì che lo diventi. Spazi di aggregazione, centri di ascolto e, soprattutto, più potere alle Circoscrizioni che hanno un ruolo essenziale in questa strategia.

Nell’ipotesi ballottaggio, con chi potrebbe allearsi o sostenere?

Non è ipotesi che prendiamo in considerazione. In questo momento siamo concentrati sulla vittoria.

La campagna elettorale si sta per chiudere. Quale il momento più emozionante e se c’è qualcosa che non rifarebbe?

Non uno, ma tanti. L’incontro con famiglie i cui problemi, apparentemente piccoli (dall’erosione delle spiagge alla mancata pulizia delle strade), incidono in maniera decisiva sulla qualità della vita. A Fondo Fucile, dove le baracche liberate non sono state ancora smantellate, ti confronti invece con il fallimento di decenni di politica. Non solo davanti ai resti della baraccopoli, ma più in generale di fronte a un ambiente urbano che è stato realizzato per creare distanza dal centro. 

Mi viene in mente anche il confronto con gli studenti delle nostre scuole, i quali nella loro visione di città sono sicuramente più avanti di tutti noi. E, poi, quello con i ragazzi di una comunità di recupero, che stanno combattendo la propria battaglia per la vita.

La cosa che avrei evitato? Sicuramente prendere il Covid…

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