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Elezioni regionali 2022

Elezioni, Navarra e la virata al fianco di Schifani: "Non sono cambiato io ma il Pd"

L'ex leader del partito democratico spiega le ragioni del suo abbandono e il sostegno al candidato del centrodestra alla Regione: "Ho ritenuto che, attraverso un leale confronto culturale interno, si potesse riproporre una visione di società al passo coi tempi. Mi sono illuso"

Prima uscita ufficiale al fianco di Forza Italia per l’ex deputato del Pd Pietro Navarra. L’occasione, immortalata sui social da Beppe Picciolo, ex deputato nazionale candidato in Forza Italia, è data dall’evento politico a Caltanissetta a sostegno della candidatura alla presidenza della Regione di Renato Schifani.

L’ex rettore ed ex leader di Partito democratico a Messina, ha preso la parola per “sponsorizzare” la discesa in campo dell’ex presidente del Senato nella corsa a Palazzo d’Orlèans.

Una presenza “significativa” quella di Navarra, fra le tante - oltre 400 -  che hanno affollato a Caltanissetta Villa Cardinale (la residenza dell’ex ministro Totò Cardinale che ha organizzato l’incontro insieme alla figlia Daniela, anche lei già deputata nazionale del Pd), che allarga la schiera dei politici che virano a destra o in Sicilia Vera in una campagna elettorale dove in tanti se ne sono andati sbattendo la porta, in particolare per gli scontri sulle candidature blindate.

Tra i presenti anche Maurizio Croce, candidato sindaco del centrodestra a Messina, risultato secondo al termine delle elezioni dietro Federico Basile di Sicilia Vera.

Ma a spiegare le ragioni del ritorno in Forza Italia e la delusione maturata nel Pd è lo stesso Navarra. Con una lunga nota che ripercorre le tappe della sua esperienza politica e racconta cosa lo ha spinto "dopo una pausa di riflessione e di confronto con i tanti amici che hanno sostenuto la mia esperienza politica negli ultimi 4 anni" a sostenere Schifani alla presidenza della Regione: "Riteniamo che questa sia la scelta giusta per noi e per tutti coloro che desiderano promuovere un’agenda liberale e riformista per lo sviluppo della Sicilia - scrive Navarra - Per due principali motivi. Schifani ha sempre creduto nei valori della libertà e della responsabilità. Ha sempre contato sull’importanza di costruire una società aperta basata su un rapporto equilibrato tra stato, mercato e comunità che assegni centralità alla persona per lo sviluppo culturale, economico e sociale. Inoltre, il presidente Schifani, ricoprendo incarichi istituzionali di primo livello, ha sempre dimostrato la capacità di confronto per riconoscere e dare dignità alle opinioni e alle idee diverse che caratterizzano l’alleanza che lo sostiene, l’equilibrio e la moderazione necessaria per gestire sensibilità politiche diverse e la visione per valorizzare quelle competenze necessarie a dare slancio al suo Governo".

Poi, sul "cambio di casacca" e la sua esperienza politica: “Sono un professore universitario e insegno economia del settore pubblico - spiega -  In tanti anni di studio e ricerca, ho maturato una visione della società e dell’economia liberale e riformista. Questa visione  si fonda su alcuni convincimenti fondamentali. Credo nel libero mercato non soggetto a interferenze politiche arbitrarie per ridurre la concorrenza e garantire posizioni di rendita alle imprese esistenti e proteggerle dalla minaccia di potenziali entranti. Credo che la disuguaglianza sia necessaria quando premia il lavoro, l’impegno e il talento e punisce l’indolenza, l’inettitudine e la negligenza. Tuttavia, credo che ridurre la disuguaglianza sia un obiettivo valido da perseguire nel sistema economico italiano attuale in cui sono preponderanti le determinanti che conducono verso un eccesso di disuguaglianza, ingiusta e/o inefficiente. Credo che la persona sia il più importante motore di sviluppo di qualsiasi economia. Una persona che, indipendentemente dal fatto di essere nata in una famiglia benestante o meno, dal fatto di essere maschio o femmina, dal fatto di essere residente al Nord o al Sud del Paese o di avere o meno disabilità, deve avere uguali opportunità di crescita economica e sociale. Pertanto, ritengo che l’investimento in salute, scuola e università sia la chiave di volta per una crescita solida e duratura per il Paese".

"Questi convincimenti  - continua - mi hanno indotto ad accettare nel mese di gennaio del 2018 la candidatura alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito Democratico. Una candidatura offertami dall’allora Segretario nazionale, Matteo Renzi, che guidava un partito liberal-democratico nei fatti, capace di adattare il vecchio ideale socialdemocratico ai mutamenti interni e internazionali degli ultimi trent’anni. Sono rimasto nel PD   anche quando i suoi equilibri interni e i suoi leader si discostavano da una linea valoriale e culturale che auspicavo. Ho sperato di rappresentare, insieme ad altri colleghi, quell’area liberale e riformista in cui ho sempre creduto e di cui un partito a vocazione maggioritaria non può fare a meno. Ho ritenuto che, attraverso un leale confronto culturale interno, si potesse riproporre una visione di società al passo coi tempi e una leadership coraggiosa capace di comprendere e gestire le sfide della modernità: transizione ecologica, globalizzazione, innovazione tecnologia, migrazioni. Mi sono illuso".

Per Navarra, il Partito Democratico è "racchiuso in sé stesso, concentrato in liti di potere vuote e distruttive. Una ricerca di potere spesso fine a sé stesso, che divide perché non è sostenuto dalla Politica, quella che si alimenta da un progetto politico che riguarda il futuro delle nostre comunità in un momento difficile, ma ricco di opportunità per cambiare il Paese, e per farlo in meglio. Aveva proprio ragione Massimo D’Alema quando diceva che il PD è un “amalgama mal riuscito”: le forze contrarie all’indirizzo di una sinistra liberale e riformista sono così ingranate negli equilibri interni del PD – e con esse la convinzione che non si devono avere nemici a sinistra, per quanto estremisti e incapaci di governare – che ogni tentativo di promuovere una società aperta, libera e dinamica che superi i limiti della protezione e della mera assistenza viene inesorabilmente bloccato. Si tratta di una spaccatura interna ben più grave delle differenze di opinioni esistenti e ineliminabili all’interno di un qualsiasi partito. Una spaccatura che la classe dirigente del Partito Democratico non ha mai voluto seriamente affrontare. Si manifesta puntualmente e si risolve cedendo al richiamo della foresta di una sinistra massimalista che finisce con prendere il sopravvento. Io non sono cambiato in questi anni. I miei valori e la mia visione della società sono rimasti sempre gli stessi. È il Partito Democratico ad avere ceduto ancora una volta a una deriva radicale nella quale mi sento fuori posto. Una deriva - conclude -  ancora più marcata in Sicilia dove le sensibilità liberali e riformiste sono state mortificate nelle scelte di una classe dirigente inadeguata che ha ridotto il Partito Democratico a semplice comparsa nelle elezioni regionali".

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