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Europee, banco di prova per gli equilibri alla Regione

Sapremo da ciò che accadrà in riva allo Stretto se le ambizioni del sindaco Cateno De Luca troveranno una sponda o se il fascino discreto del medico di Lampedusa Pietro Bartolo, fungerà da anticorpo

Fra meno di due settimane si vota per le Europee e l’onda anomala della Lega potrebbe marcare l’ennesimo segnale di rientro, dopo quelli importanti delle ultime comunali di primavera. 

Gli ultimi mesi sono stati difficili per il nostro Paese, essendosi apparecchiato uno scenario che neppure i pessimisti più incalliti avrebbero saputo disegnare, con un Presidente del consiglio in debito di ossigeno a fronte dello scontro politico e del confronto istituzionale. 

Le europee di Messina, città destrorsa e sensibile al fascino della politica parlata ancorché vuota, sicuramente saranno un indicatore importante non solo in questa chiave. Sapremo anche da ciò che accadrà in riva allo Stretto se l’infinita anomalia italiana, che negli ultimi tempi si è arricchita di ulteriori risvolti psichiatrici, comincerà a ridursi entro limiti tollerabili in attesa di ripassare la mano ad una democrazia meno balbettante.  

Chi scende in campo a Messina

Ma sapremo anche se le ambizioni regionali del sindaco Cateno De Luca, e il suo tour de force per Dafne Musolino, troveranno una sponda o se il fascino discreto del medico di Lampedusa Pietro Bartolo, fungerà da anticorpo, riuscendo a mettere insieme i pezzi sparpagliati della sinistra che a Messina non riesce ad esprimere nemmeno un candidato. Certo sarà interessante capire anche quanto “pesa” ancora Francantonio Genovese, se ha subito contraccolpi dalle condanne o sarà in grado nonostante tutto di dare il sostegno che Attaguile si aspetta. 

Certo Messina non è città che rende agevole il gioco delle previsioni,  qui l’elettore utilizza strumenti di valutazione singolari, soprattutto opportunistici, prerogative che inclinano la citta verso il Sud America piuttosto che verso l’Europa, e non sarà certo la promessa di un inutile manufatto come il ponte a modificare le specificità del quadro locale. 

Le forze schierate per l’ultima domenica di maggio non lasciano peraltro spazio a voli di fantasia, e tanti bordeggiano nella ricerca del meno peggio. 

Pare inoltre che sia aumentata del 20 per cento la percentuale di quelli che decideranno all’ultimo momento. Insomma andremo alle urne con un 60 per cento di persone che sceglieranno praticamente a testa o croce. Lo chiamano elettorato “liquido”. Speriamo non nel senso di “quanto mi dai?”.  Un meccanismo, anche questo, che come raccontano certe inchieste e certe sentenze, sembrano fare parte delle tipicità di questi luoghi. Un po’ come la pignolata. 

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