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“Sicilia ultima ruota del carro”, è polemica sui nuovi investimenti per le infrastrutture che escludono il Sud

La presidente della Commissione Statuto dell’Ars, Elvira Amata interviene sui progetti per 70 miliardi in discussione al Consiglio di ministri

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MessinaToday

“I Governi centrali continuano a fare i conti tenendo il meridione escluso dai piani d’investimento pubblici”, così il deputato regionale di Fratelli d’Italia Elvira Amata, presidente della Commissione Statuto dell’Ars.

“Il prossimo CdM avrà come perno, a quanto pare, il tema delle infrastrutture e si discuterà di progetti da far ripartire o accelerare per un importo di circa 70 miliardi. Inoltre, per il comparto, l’impegno addizionale per il triennio, pare ammonterà a circa 9 miliardi.

Questo è ciò che risulta a prima vista. Se poi andiamo anche a guardare meglio e ci soffermiamo sulla localizzazione di questi investimenti non si può che provare un’infinita amarezza; infatti tra quelli sopra menzionati il progetto ubicato più a sud interessa la S.S. Ionica 106 Sibari-Roseto. 

Ancora una volta il Mezzogiorno d’Italia fa la parte del figliastro, ancora una volta, lo sforzo viene impiegato in stragrande maggioranza per migliorare le reti del centro nord, ancora una volta la Sicilia resta relegata al ruolo dell’ultima colonia. 

Ma non siamo certo disposti a continuare a far trattare la nostra terra come fosse l’ultima ruota del carro. 

La sperequazione tra nord e sud viene implementata con drammatica continuità e questo non può che essere o il prodotto di una politica governativa nazionale che ha semplicemente dimenticato l’esistenza di un sud essenziale al funzionamento del sistema Paese e della sua economia (e allora toccherà ricordarglielo con maggiore forza) o di un precipuo progetto che vuole tenere il mezzogiorno d’Italia schiavo e succube, depotenziandosempre di più l’Italia e rendendola cosìsempre meno competitiva. Un’immagine clamorosa ma evidente nelle continue violazioni alla Costituzione della nostra Nazione in merito a mobilità, servizi base e diritti da garantire. 

Una regione straordinaria come la nostra si sta via via spopolando e spegnendo: è un paradosso! 

Nel 2017 il Prodotto interno lordo procapite siciliano ha superato di poco i 16 mila euro, la metà di quello Lombardo, in generale un dato al di sotto di quello meridionale in generale. Siamo isola nell’accezione peggiore di isolati in questo senso.

Le aziende chiudono o delocalizzano perché manca totalmente e assolutamente la possibilità di tener testa a competitor di altre regioni nelle quali la mobilità non è un’utopia, in cui import ed export sono facilitati e non resi impossibili da infrastrutture carenti e a volte obsolete. Non possiamo accettare che si continui a muovere la politica nazionale nella direzione incostituzionale di un sempre maggiore ampliamento della forbice tra settentrione e meridione. Per questo, da membro della Commissione Statuto dell’Ars, mi sto battendo da mesi perché la Sicilia  e le altre realtà del Sud possano avere una voce in capitolo nei tavoli relativi al dibattito sul regionalismo differenziato richiesto da alcune regioni del nord. Non diciamo NO a priori ad una richiesta di maggiore autonomia delle realtà virtuose che vogliano farsi carico di competenze oggi demandate allo Stato ma prima di parlare di trattenere nei propri territori fino a 9/10 delle imposte riscosse è necessario e doveroso che tutte le aree del Paese siano messe nelle stesse condizioni e possano partire ai nastri nelle stesse condizioni. Diversamente, con un’Italia a 2 velocità in cui quella del Nord somiglia ad un razzo e quella del sud ad una tartaruga azzoppata, è evidente che non avremo alcuna possibilità di alzare la testa ed emanciparci in alcun modo. Se questa è l’intenzione di un disegno romano o europeo lo si dica almeno chiaramente ai cittadini”, conclude.

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