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La legge sui rifiuti "marcisce" all'Ars, tra emendamenti e scontri politici il Governo rischia un buco nell’acqua

Troppi i punti divisivi e le pressioni dal territorio, senza una assunzione di responsabilità decisa da parte dell'esecutivo o del parlamento regionali la riforma che la Sicilia attende da anni resterà al palo. Nel frattempo, avanza il percorso per la costruzione di due inceneritori sull'Isola

Una riforma indispensabile per la Sicilia ma ferma al palo all’Assemblea regionale siciliana e già travolta da una valanga di emendamenti: le proposte di modifica alla legge sulla gestione dei rifiuti sono più di 1400. E intanto la legislatura si avvia alla fine e il governo Musumeci rischia di mancare uno dei suoi obiettivi principali se non riuscirà a mettere insieme una solida (o meno solida) maggioranza parlamentare per affrontare la discussione e il voto. Per non parlare delle ripercussioni che un tale caos istituzionale può avere sulla possibilità di approfittare dei fondi del Pnrr da destinare al settore.

"Dobbiamo trovare una soluzione per agevolare il percorso parlamentare", suggerisce Giusi Savarino, presidente della commissione Ambiente di palazzo dei Normanni e deputata di Diventerà bellissima, che sta cercando in ogni modo di salvare il ddl. A cominciare dalla richiesta presentata al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè di organizzare un’audizione con la Corte dei Conti per superare all’origine eventuali rilievi negativi della magistratura contabile. "Abbiamo avuto la sua disponibilità, resta da concordare la data", spiega. "Vorrei partecipare a un vero dibattito in aula e ho sempre manifestato la mia disponibilità al dialogo. Mi sembra di aver percepito che tutti, maggioranza e opposizione, condividano lo spirito delle modifiche, bisogna però concordare i tempi. Se ci sono questioni che hanno bisogno di maggiore approfondimento e discussione, possiamo anche procedere su binari paralleli", aggiunge l’assessore regionale all’Energia Daniela Baglieri.

La riforma, all’ordine del giorno di Sala d’Ercole da mesi ormai, è tornata sotto i riflettori dopo uno scambio di accuse tra il presidente della Regione, Nello Musumeci, e Miccichè. "Abbiamo presentato il disegno di legge in un anno e in parlamento nessuno lo vuole discutere. Nessuno", ha urlato il governatore al microfono delle Ciminiere durante la convention del suo movimento. Secca il giorno dopo la replica del presidente dell’Ars: "Diciamo la verità, se la legge sui rifiuti è lì da tre anni è perché fa schifo, appena viene portata in aula è bocciata da tutti".

Cosa prevede la legge e i temi divisivi

A illustrare i nodi centrali della legge è proprio l’assessore Baglieri, che il testo però lo ha trovato già scritto dal suo predecessore, Alberto Pierobon, e su cui ha potuto lavorare solo marginalmente in questo ultimo scorcio di legislatura. Anche perché alcuni dei punti caratterizzanti del testo sarebbero espressa volontà del presidente Musumeci, come la norma con cui si decide di riorganizzare il sistema in nove ambiti territoriali ottimali (Ato), sostanzialmente coincidenti con il territorio delle nove province. "Dobbiamo evitare la frammentarietà e razionalizzare il sistema - spiega Baglieri -. In particolare, l’obiettivo è quello di ridurre il numero delle Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti) che attualmente sono 18, troppe, e trasformare la natura degli enti che nasceranno (Ada-Autorità d'Ambito, ndr) da privati a pubblici. Il tutto nel pieno rispetto della normativa". 

Ma l'identificazione degli Ato con le province dell'Isola è tra i nodi più contestati dalle opposizioni. "Un progetto che è figlio di vecchie logiche politiche. È già stato contestato dal governo nazionale e quindi metterebbe la legge a rischio impugnativa", attacca Giampiero Trizzino, deputato del Movimento 5 stelle. Anche il Servizio studi dell'Ars ha criticato questa impostazione. "L’individuazione di 9 Ato – è scritto in un documento – si discosta da quanto indicato negli atti del Governo e delle altre autorità nazionali". E l’Autorità nazionale anticorruzione-Anac ha osservato che "nel caso della Sicilia i territori di determinate province potrebbero risultare non sufficientemente ampi, sotto il profilo della dimensione territoriale, da assicurare una gestione del servizio secondo una scala ottimale". "Nove enti, nove nomine da fare", ironizza Trizzino. Ma Savarino sottolinea: "Abbiamo specificato che in futuro, qualora il sistema non fosse efficiente, il governo regionale potrà eventualmente ridurre gli ambiti con un semplice decreto".

E interviene la presidente della commissione Ambiente dell'Ars anche su un altro tema divisivo: gli Aro, gli ambiti di raccolta ottimali. Attualmente in Sicilia ne esitono più di 200, costituiti da uno o più comuni. La nuova legge sui rifiuti li cancella definitivamente e questo ha portato a numerose proteste e pressioni dei sindaci sui deputati di riferimento all'Ars, che quindi si sono messi di traverso per non perdere il proprio consenso tra gli amministratori locali. Anche per questo la presidente Savarino ipotizza una soluzione conciliante: "Abbiamo ipotizzato una norma di salvaguardia regionale: i comuni organizzati in Aro che hanno raggiunto livelli di efficienza nella differenziata e nella raccolta e smaltimento, potranno restare insieme. Ma stabiliremo dei criteri per eliminare invece i furbetti, che non lavorano bene e che gravano sui cittadini con gli aumenti delle tasse comunali sui rifiuti". 

Le ripercussioni sul Pnrr e la gara per gli inceneritori

Intanto, cancellare le Srr in questo particolare momento storico potrebbe avere gravi ricadute sulla programmazione e la spesa delle risorse del Pnrr. Spetta infatti a questi enti, entro febbraio 2022, il compito di presentare i progetti per il settore dei rifiuti. Una volta smantellati, servirà tempo per riorganizzare il sistema con i nuovi soggetti e se saltassero le scadenze dettate dal governo nazionale andrebbero in fumo milioni e milioni di euro destinati all'isola per la riforma del settore. Risorse che permetterebbero, per esempio, di finanziare la costruzione di nuovi impianti di recupero. E mentre per Savarino "questo è un dramma", l'assessore Baglieri si mostra più ottimista: "Li accompagneremo passo dopo passo".

E mentre la legge sui rifiuti naviga su acqua agitate a Palazzo dei Normanni, il presidente della Regione Musumeci ha imboccato una via che gli ambientalisti definiscono "pericolosa". "E che non è nemmeno prevista dal piano regionale dei rifiuti", avvisa Trizzino. Il governo, infatti, nei mesi scorsi ha pubblicato un bando per la manifestazione di interesse a costrutire due termoutilizzatori in Sicilia, uno per il versante occidentale e uno per quello orientale. "Solo così ci potremo liberare dalla schiavitù delle discariche", è la teoria del governatore. Attualmente le proposte arrivate sono nove, fa sapere l'assessore Baglieri. Il 31 dicembre scadranno i termini e sarà allora il momento di decidere come procedere, ma quello che è certo è che si aprirà un nuovo terreno di battaglia e per allora la campagna elettorale per le Regionali del 2022 sarà già ben avviata.

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