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Patto della Scrofa, Musumeci da governatore a ministro: in corsa per la poltrona del Mezzogiorno

E' una delle caselle ormai quasi riempite dopo l'accordo che sancisce il disgelo tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi

L'ex presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ministro per il Mezzogiorno. E poi ancora: Adolfo Urso ministro della Difesa, Raffaele Fitto agli Affari europei, Guido Crosetto allo Sviluppo economico, Marina Elvira Calderone al Lavoro, Gilberto Pichetto Fratin alla Transizione ecologica; Carlo Nordio alla Giustizia, l'ex presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati alle Riforma istituzionali, Roberto Calderoli alle Autonomie, Alessandro Cattaneo alle Pubbliche amministrazioni e Anna Maria Bernini all'Università. 

Sono queste alcune delle caselle quasi accertate dopo quello che qualcuno ha già ribattezzato il "patto della Scrofa". Quello che sancisce il disgelo tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi dopo lo scontro sul nome di Ronzulli e l'arroccamento di Fi sull'elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato. Ieri, alle 16,40 circa, l'ex Cavaliere ha varcato il portone di via della Scrofa, storica sede di Fratelli d'Italia (Prima di Alleanza nazionale e Msi), per un faccia a faccia vero, senza intrusi.

Le tappe obbligate prima dell'avvio del governo Meloni

L'immagine plastica di Berlusconi, che arriva in auto blu, con chi è rimasto della scorta dei tempi d'oro, quando era premier, dribblando la ressa di tv e stampa accalcata fuori, insieme alla foto ufficiale dei due leader, postata sui social, con il sorriso tirato di lui e quello disteso di lei, valgono più di ogni ricostruzione. ''Silvio non è venuto a Canossa ma solo per scusarsi di quanto accaduto, specialmente sull'elezione di La Russa e per dire che bisogna andare avanti insieme'' è il commento dell'ex responsabile Antonio Razzi, spuntato tra la folla di curiosi. Ma ai più l'ex premier è sembrato non proprio contento di trovarsi in casa Meloni, costretto per realpolitik a venire a Canossa appunto per riprendere la trattativa sul futuro governo e spuntare nomi graditi, soprattutto alla Giustizia e al Mise.

L'accordo sui nomi di Forza Italia nel Governo

Raccontano che ieri un accordo di massima sui ministri di Forza Italia sia stato raggiunto ma sugli azzurri papabili, resta la consegna del silenzio e non è chiaro se il leader forzista abbia ottenuto l'ok a quattro o cinque dicasteri. Parrebbe addirittura cinque: uno in più della Lega, che ha ricevuto la presidenza della Camera e il superministero dell'Economia. Rimasta fuori dal Consiglio dei ministri Licia Ronzulli. Secondo i boatos però, sarebbero dentro Antonio Tajani (sempre in pole per la Farnesina), Elisabetta Alberti Casellati (in corsa non più come Guardasigilli), Gilberto Pichetto Fratin: per lui si parla di un posto di ministro, molto probabilmente alla Transizione ecologica. Come risarcimento per l'esclusione dal futuro esecutivo Ronzulli, raccontano, dovrebbe diventare capogruppo al Senato, al posto della uscente Bernini, mentre il fedelissimo di Tajani, Paolo Barelli, potrebbe essere riconfermato come presidente dei deputati.

fonte Today.it

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