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De Luca rimodula il piano di riequilibrio: "Debiti ridotti a 145 milioni di euro, siamo fuori dal pericolo dissesto"

Alle 13 presentata alla Corte dei Conti la memoria sui conti di Palazzo Zanca. Full immersion con il direttore generale Federico Basile. Il sindaco: "Ecco come abbiamo 'spaventato' i creditori per eliminare contenziosi di oltre vent'anni"

Messina vede la luce in fondo al tunnel, almeno per quel concerne l'aspetto squisitamente contabile. È pronto a scommetterci il sindaco De Luca, reduce da un tour de force nelle stanze di Palazzo Zanca per quello che lui stesso ha definito una svolta per i conti dell'amministrazione. Il lavoro, portato avanti con il direttore generale Federico Basile, più che mai in rampa di lancio anche per i possibili risvolti politico-elettorali del periodo post-dimissioni. Il risultato ottenuto è la rimodulazione del Piano di riequilibrio su cui la corte dei conti tornerà a pronunciarsi il prossimo 8 febbraio con un verdetto che a prescindere dall'esito sarà da spartiacque per il prossimo futuro visto il rischio di incandidabilità in caso di semaforo rosso dall'organo costituzionale.

Ato3, il Comune chiede la messa in liquidazione

De Luca è entrato nel merito della manovra, (130 pagine alla corte dei conti alle 13 di oggi) in cui la parte del leone è tutta della riduzione della massa debitoria grazie alle trattative con i creditori. L'ultima è andata in porto nella tarda serata di ieri con la ditta Schipani che mette la parola fine ad un contenzioso lungo 25 anni e che avrebbe gravato sulle casse comunali per 60 milioni di euro spalancando di fatto le porte del dissesto. Ma così non è stato, come ribadito a gran voce dal primo cittadino. "Abbiamo applicato una strategia vincente - ha spiegato nella consueta diretta Facebook - partendo da 552 milioni di euro di debiti passivi del 2018 adesso ridotta a 145 milioni di euro. Adesso metto tutto nella mani del consiglio comunale a cui sono disponibile a spiegare passo passo ogni dettaglio, vedremo se lo approveranno prima delle mie dimissioni altrimenti, se ciò non avviene entro febbraio saranno i consiglieri a mandare il dissesto la città".

Il sindaco ha spiegato nel dettaglio il modus operandi portato avanti con i creditori. "Durante la precedente amministrazione sono stati raggiunti solo sei o sette accordi su oltre 17mila contenziosi. Noi abbiamo chiuso i conti con 13mila creditori in tre anni raggiungendo un accordo per abbattere i costi del 50% risparmiando così 220 milioni. Nel Piano ho inserito somme che non ero obbligato a specificare, dovevo far apparire il Comune agli occhi dei creditori come un Ente che stava per fallire vista l'entità debitoria. Così dall'altra parte si sono  'spaventati' e convinti ad accettare meno soldi, ma con la certezza di averli in tempi più brevi. In caso di fallimento tutto si sarebbe allungato e chi vantava un credito avrebbe ricevuto ancora di meno del 50% pattuito".

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