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Salute Sant'Agata di Militello

Punto nascita di Sant'Agata, Uli Fpl torna a chiedere la riapertura: “Le donne dei Nebrodi e i loro bambini a rischio”

In cinque domande all'assessore regionale alla salute, i lati oscuri di una chiusura che secondo i sindacati non ha tenuto conto delle disposizioni di legge. Con questi pericoli

Cinque domande all’assessore regionale alla salute sulla chiusura del punto nascita a Sant’Agata Militello. Cinque domande in cui sembra però esserci anche la risposta su tutta una serie di inadempienze che ne hanno determinato il fermo.

Le hanno poste i sindacalisti della Uil-Fpl  Ivan Tripodi, Pippo Calapai e Mario Salvatore Macrì, rispettivamente segretario generale Uil Messina, segretario generale Uil-Fpl Messina e coordinatore provinciale Area medica, che hanno inviato la nota per conoscenza anche al presidente della Regione, al presidente della Commissione regionale Sanità, al Ministro della Salute e al presidente dell’Anca.

L’oggetto è quello che ormai tiene banco da un mese, il punto nascita del presidio ospedaliero di Sant’Agata Militello disposto il 28 settembre dal direttore medico. La preoccupazione è la chiusura definitiva “attraverso artifizi politici”.

Una preoccupazione manifestata a più riprese anche nelle riunioni con i sindaci e col direttore generale dell’Asp e che ha determinato la nomina di un  “Commissario ad acta”. Una nomina che non convince però i rappresentanti dei lavoratori. “Ci avrebbe, invece, convinto – spiegano nella nota all’assessore - l’avvio delle conseguenti azioni amministrative per la salvaguardia del sopracitato Punto Nascita”.

La Uil-Fpl fa infatti riferimento all’accordo Stato Regioni e alle disposizioni sul “Riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita” del 2011 che prevede l’obbligo di garantire standard operativi, di sicurezza e tecnologici anche per i punti nascita che non superano - come quello di Sant’Agata - 500 parti l’anno ma che viene mantenuto poiché dovrà accogliere anche i parti provenienti dal punto nascita dismesso di Mistretta. Per garantirne gli standard – ricordano i sindacati - sono previste verifiche semestrali sia da parte dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana che tramite ulteriori accessi di verifica da parte del Ministero della Salute e dei del Nas.

Ed allora, si chiedono, perché l’assessore regionale alla Salute, non è intervenuto per monitorare quanto previsto per il suo mantenimento?

Perché l’Asp di Messina ha escluso il Punto nascita di Sant’Agata dai piani di programmazione degli investimenti tecnologici e strutturali nel rispetto della normativa prevista mentre, invece, si è spesa tanto per quello di Taormina?

Perché da circa due anni, nonostante la Terapia Intensiva Neonatale di Taormina risulti chiusa per lavori di adeguamento, i dirigenti medici neonatologi assegnati non sono stati temporaneamente “comandati” presso il Punto Nascita di S. Agata dove invece necessitavano?

Perché è stato ignorato il D.A. n. 2536 del 2 dicembre 2011che ha previsto espressamente il mantenimento del punto nascita di Sant’Agata nonostante al di sotto degli standard previsti di 500 parti/anno poiché dovrà accogliere anche i parti provenienti dal punto nascita dismesso di Mistretta?

E infine: a quali rischi le future mamme dei comuni nebroidei (Mistretta, Castel di Lucio, Motta D’Affermo, Pettineo, Reitano, Tusa, Santo Stefano di Camastra) andranno incontro, dal momento che l’altro punto nascita, a Patti, dista circa 91 Km da Mistretta, oltre 75 minuti di strada salvo imprevisti lungo il tragitto?

Alle domande  si aggiunge la richiesta al ministro di conoscere l’esito  dei controlli semestrali effettuati dal ministero e dai Nas e un urgente intervento per riaprire il punto nascita “essenziale per tutte le donne dei comuni nebroidei” e dei loro bambini.

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