Erbacce, mosaici vandalizzati e cartelli illeggibili: vergognoso abbandono nell'area archeologica di Tindari
E' risaputo dello straordinario patrimonio artistico, naturalistico-paesaggistico e storico che la nostra regione può vantare.
E' notorio che questa terra forte e generosa, è stata crogiuolo di popoli che si sono avvicendati, lasciandoci grandiose testimonianze della loro presenza. Fenici, greci, romani, bizantini, arabi, normanni etc etc... con la loro esperienza, conoscenza, cultura l'hanno resa ancora più bella e prospera.
Ben pochi al mondo possono vantare tanta storia.
Ma andiamo all'argomento oggetto e motivo di questa nota. Giorni fa, ho ospitato una famiglia di amici milanesi, giunti in Sicilia per la prima volta.
Indossata la veste di Cicerone, li ho condotti, con un certo orgoglio, al Parco Archeologica di Tindari, dove è possibile visitare un insediamento greco-romano di cui restano tra l'altro una basilica, le terme, il teatro e varie rovine di Domus romane.
Primo step è il teatro, incastonato in un declivio con una vista mozzafiato: un azzurro argenteo mare nel quale si stagliano sette mitiche sorelle isole: le Eolie.
Capirete la nostra contrarietà nel vedere posteggiati dietro il palco, due furgoni che di fatto impedivano la fruizione di quel meraviglioso panorama.
Continuando la nostra visita arriviamo in un area dove troviamo un pavimento mosaicato, notiamo però con sgomento che questi è lasciato ad ogni sorta di intemperie con tessere musive saltate e sparpagliate come se fosse cosa da poco o di scarso valore artistico e culturale, paragonabile ai rifiuti sparsi lungo tutto il parco archeologico. Il turbamento è stato unanime nel vedere un'opera di tanto valore abbandonata a quell'incuria, non protetta, non tutelata.
Chiunque può, tra l'altro, compiere atti di vandalismo come l'asportazione o il danneggiamento del pavimento mosaicato.
Abbiamo potuto osservare che altri mosaici erano in condizioni di analogo abbandono, con tessere musive staccate, forse potrei azzardare per il rigonfiamento del terreno non "isolato" dalle acque piovane.
Continuando il giro troviamo cartelli didascalici o informativi resi totalmente illeggibili dall'usura del tempo. E' vero che esiste un'App da scaricare, peccato però, che l'area non disponga di wireless. Ed anche nel caso ne fosse dotata, la lettura attraverso lo schermo di uno smartphone, sarebbe quasi impossibile per la maggior parte dell'anno, perché siamo all'esterno e in Sicilia dove la luce del sole è accecante.
Infine, questa breve ma desolante descrizione non può dirsi ultimata se non si accenna all'erba che cresce sparsa qua e là lungo il percorso e persino tra le crepe dei pavimenti delle Domus romane.
Che tristezza non posso non pensare ai versi di un nostro grande conterraneo Salvatore Quasimodo che ricordava in "Vento a Tindari" la propria adolescenza. "Tindari, mite ti so fra larghi colli pensile sulle acque delle isole dolci del dio," recita l'incipit di questa struggente poesia.
Ma la terra del mito oggi è diventata la terra dell'abbandono.
Mi chiedo come una Regione che ha fatto dei Beni Culturali il proprio vessillo, "In Sicilia il turismo è cultura" recitava un noto slogan, possa permettere uno scempio simile per un patrimonio di questa importanza.
Monica Orlandoni