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L'esponente del Wwf che ha condotto per 12 anni la battaglia contro l'abuso edilizio sul Torrente Trapani commenta la sentenza della Cassazione sulle autorizzazioni per la costruzione del secondo lotto. "Si è distrutto un pianoro bellissimo con un habitat prioritario, la sentenza arriva postuma al danno"

Con la sentenza della Cassazione è stata scritta la parola fine a una vicenda, quella della costruzione del complesso "La Residenza" del Torrente Trapani, durata oltre dodici anni. Le concessioni rilasciate per la costruzione del secondo lotto sono, secondo la Suprema corte, illeggitime. A presentare ricorso era stato l'ex dirigente comunale Francesco Rando, condannato in Appello a un anno e tre mesi.

Il comune di Messina, presente come parte civile e come responsabile civile, era stato condannato a smantellare la costruzione ripristinando il territorio. Adesso, con l'ultimo pronunciamento, i giudici hanno sottolineato che la lottizzazione è stata eseguita violando la disciplina urbanistica e senza prevenire in nessun modo il rischio di dissesto idrogeologico derivato dalla costruzione del complesso. 

Dalla ricostruzione della vicenda emerge che il 23 marzo 2010 tanto il personale dei Vigili del Fuoco quanto il Genio Civile di Messina avevano evidenziato "il pericoloso accumulo, lungo i versanti del pendio, in precarie condizioni di stabilità, di una consistente quantità di materiali derivanti dagli scavi e sbancamenti effettuati nel corso dei lavori di lottizzazione nonché il mancato completamento delle opere di urbanizzazione primaria", si legge nella sentenza. Lo stesso Genio civile aveva, infatti, ordinato la sospensione delle autorizzazioni. 

A intestarsi la battaglia contro la speculazione nell'area il Wwf, costituitosi parte civile nel processo. A parlare è l'esponente ambientalista Anna Giordano che insieme all'associazione ha presentato in passato due esposti. "Una di queste denunce è stata eseguita cinque mesi prima della tragedia di Giampilieri", racconta.

"Oggi dovremmo tornare a recuperare il rapporto con un territorio che è fragile e che va mantenuto nella sua integrità. Dove si cementifica c'è una risposta della natura - spiega - Ma ancora non si capisce che ci troviamo su un torrente, che è una fiumara coperta, che porta acqua dalla pioggia che si incanala dagli impluvi naturali e scende a valle e se non viene assorbita dal suolo e scorre velocemente sull'asfalto che è imperneabile, aumenta la potenza distruttiva". 

La sentenza della Cassazione resta comunque per Anna Giordano una amara soddisfazione. "Nel frattempo si è distrutto un pianoro bellissimo com un habitat prioritario - conclude - Una soddisfazione amara perché viene postuma al danno ancorché riconosciuto dal punto di vista della legge". 

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