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Quasi dieci messinesi al giorno lasciano la propria terra, Mastroeni relaziona sul dramma disoccupazione

Nel corso dell'incontro Cgil sulla fuga dei giovani il segretario messinese della Camera del Lavoro ha snocciolato i numeri dell'emigrazione e richiesto un grande piano di investimenti per il Sud

Senza giovani non c'è futuro. Vanno via, anche da Messina, perché non trovano un lavoro dignitoso. E' fatta anche di numeri impietosi la relazione del segretario provinciale Cgil Giovanni Mastroeni durante l'incontro all'hotel Royal dove è intervenuto il nazionale Maurizio Landini, tra coloro che domani avrà il confronto con il premier Giuseppe Conte.

I numeri 

I dati sulla fuga dei ragazzi messinesi sono da emoraggia. "La nostra realtà soprattutto la città ha avuto un calo di 9,4 messinesi al giorno - ha affermato Mastroeni - che sono andati via anche qua la metà sono giovani, tutto questo porta ad una proiezione al 2050 di 200 mila residenti, nel marzo 2018 eravamo 231 mila la situazione è quindi drammatica, bisogna quindi ripristinare nel nostro territorio le condizioni minime di fiducia e di speranza perché si  possa immaginare ancora un futuro per Messina sulle rive dello Stretto. Se non si ferma questa emorragia demografica, se le migliori intelligenze vanno a cercare fortuna altrove se non si crea un minimo di sviluppo e nuovo lavoro la città e il nostro territorio soffocheranno.  Messina e la sua Provincia all’interno di una visione che coinvolge il Mezzogiorno vive una situazione caratterizzata da una disoccupazione di massa e da un debole tessuto produttivo. Messina oggi è un territorio che vive fondamentalmente di trasferimenti pubblici, pensioni e sussidi  con una popolazione segnata da un’alta età media.  Nel mentre si allarga il divario tra il Nord e il Sud vi è un crollo degli investimenti in macchinari e attrezzature a indicare la volontà delle  imprese di non investire e il peggioramento della fiducia degli operatori economici. Vi è poi dopo la fine degli strumenti straordinari per l’intervento nel Mezzogiorno, un crollo degli investimenti pubblici, siamo nel 2018 ad una percentuale con un livello strutturalmente più basso a quello precedente alla crisi 2008/2016. Nel 2018 sono stati investiti in opere pubbliche nel Mezzogiorno 102 Euro procapite rispetto a 278 nel centro Nord".

Le proposte 

I lavori sono stati coordinati da Marcella Magistro, componente della segreteria Cgil Messina, e hanno visto la presenza di Carmelo Garufi e del segretario regionale Cgil Alfio Mannino prima delle conclusioni di Landini. Le proposte di Mastroeni che ha usato parole forti contro il sindaco Cateno De Luca su privatizzazioni delle società partecipate e gestione del Comune si basano sugli investimenti: "Un grande piano partendo dal Sud come il sindacato ha sostenuto con la grande mobilitazione del 22 giugno a Reggio Calabria, riduca le tasse per i lavoratori e i pensionati che saranno in piazza a novembre, lotti contro l’evasione fiscale e riduca le enormi diseguaglianze che in questi anni si sono realizzate. Accanto a questi punti centrali, vi sia poi una politica industriale che risolva le tante vertenze aperte, che sia rispettosa dell’ambiente, un rafforzamento delle politiche attive del lavoro e degli ammortizzatori sociali, la revisione dello sblocca cantieri, l’avvio dei lavori per le infrastrutture necessarie al Paese specie al Sud, un piano straordinario di occupazione nel lavoro pubblico, una modernizzazione della pubblica amministrazione e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego".

Nel corso dell'incontro si sono alternati il prorettore dell’Università di Messina Giovanni Moschella, il commissario straordinario dell’Autorità portuale Antonino De Simone, il presidente della Camera Commercio e Sicindustria Messina Ivo Blandina, il parlamentare del Pd Pietro Navarra, Cristina Cannistrà, consigliera comunale Cinquestelle che ha preso la parola al posto dell'assente Francesco D'Uva e Francesca Molica, studentessa in Giurisprudenza e rappresentante Udu. Tutti a sottolineare differenziando gli aspetti economici che oggi creare lavoro e sviluppare nuove opportunità richiede modernità e nuove politiche occupazionali. 

L'intervento di Maurizio Landini 

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