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Lunedì, 29 Aprile 2024
La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Apotropaismi, quegli scongiuri scolpiti a spasso per Messina

Nei decori dei palazzi del centro storico si scopre una città scaramantica, il perchè di tanti volti bizzarri

Più volte, in questa rubrica, abbiamo sottolineato come i palazzi della Messina ricostruita dopo il terremoto del 1908 ostentassero un uniforme veste neo eclettica di marca coppedeana caratterizzata da un eccesso di apparati decorativi declinanti cifre storicistiche e citazionistiche.

Una fenomenologia architettonica che dette luogo ad un’anacronistica unicità espressiva.

Quei palazzetti signorili furono la forma inequivocabile di un innesto sociale e di un nuovo processo culturale reazionario che molto condizionò le dinamiche sociali future.

Si trattò di un processo culturale la cui categoria di pensiero si legge chiaramente nei repertori decorativi proposti da questi organismi architettonici e più specificatamente negli apotropaismi.

Influenze malvagie e antitodi

Apotropaico è un gesto, un oggetto, un segno o un simbolo che si ritiene serva ad allontanare influenze malvagie.

In architettura assume significato apotropaico una forma, un decoro, un segno, un modello o una pietra scolpita, modellati e applicati con scopo scaramantico.

Si tratta di stilemi molto diffusi nelle decorazioni architettoniche fin dall’antichità, adottati sempre con atteggiamento superstizioso per combattere il malocchio o la iella.

Queste forme davano sostanza alla credenza secondo la quale l’influenza malefica si potesse esercitare principalmente guardando con gli occhi. Da qui il termine malocchio: sguardo cattivo capace di emanare energie negative che provocano sull’oggetto osservato (casa, persona o cosa) effetti negativi, mutazioni del destino, sventure.

Per scongiurare questi influssi si pensava fosse opportuno adottare oggetti che rappresentando la categoria del brutto e del mostruoso, come caricature di uomini, nani, mostri di ogni genere, maschere gorgoniche, satiriche, animali feroci, etc.., potessero allontanare il male.

Tutti elementi che emulavano in forma artistica quegli oggetti apotropaici assai comuni nella superstizione popolare come: il corno, il gobbo, il ferro di cavallo, i noti gesti di fare le corna, toccare ferro, portare le mani ai genitali, sputare alla vista o al contatto di una persona creduta iettatrice.

Simboli della mitologia siciliana

Il neoeclettismo messinese, di cui lo Stile Coppedè fu il lievito, si distinse per essere stato un linguaggio importato e astorico che coniugò espressioni vernacolari assimilate prevalentemente a medievalismi tosco-fiorentini e manierismi neoclassici, originando nuovi modelli stilistici che finiranno per diventare autoctoni.

Simboli della mitologia siciliana si fusero di volta in volta con espressioni simboliche e mitologiche dell’arte italica medievale e rinascimentale generando una semantica inedita.

A questa singolarità si aggiunse anche un’eccessiva elaborazione di espressioni apotropaiche fortemente richieste dal gusto della committenza.

Questi elementi oggi forniscono chiari indizi su quale fosse la categoria di pensiero della classe sociale egemone, allogena, insediata nella nuova città, e quale il suo portato culturale caratterizzato da una perniciosa visione basata sulla superstizione e sulla credenza, tipico atteggiamento mentale delle popolazioni meno evolute dell’entroterra siculo.

Si trattò di una cultura retriva, che nei contesti di origine metteva il ferro di cavallo sull’uscio di casa, e che ora si apprestava a conquistare Messina, e come ogni altro invasore imponeva le sue prerogative.

Così la nuova classe dominante fece scolpire quelle improbabili pietre artificiali con iconologie apotropaiche, o ne accettò volentieri la proposta.

Valutando retrospettivamente si può affermare che molti prospetti dei palazzetti signorili del centro storico furono inflazionati da molti di questi modelli che finirono per caratterizzare la singolarità eclettica dell’estetica della nuova città risorta.

Lo scongiuro... scolpito

Fatti applicare su portoni, cornici, balconi, mensole, etc., erano una sorta di scongiuro scolpito!

Ogni decoro apotropaico è la plasticizzazione di un esorcismo che allontana il maligno. Un segno che esprime sempre una cultura poco evoluta basata su irrazionali credenze e superstizioni.

Una categoria che pensa che i propri privilegi stiano dalla parte del bene e del giusto e che vadano difesi dal male.

Ostentando questi elementi, quasi sempre all’ingresso della propria abitazione o del proprio palazzo, posti in bella evidenza sulla propria facciata in modo da attirare lo sguardo, è come se il padrone di casa ci dicesse che il bene sta dalla sua parte e che fuori dal suo fortilizio vi sono insidie e pericoli da respingere: un paladino del giusto che si chiude al mondo in un involucro lussuoso allontanando con fierezza le eventuali invidie di chi quel lusso non può permetterselo.

Nessun dialogo con l’altro, tutto ciò che sta fuori da quell’involucro non gli appartiene e costituisce pericolo.

Costoro con i loro apotropaismi evidenziano che il bene sta dalla loro parte, dalla parte del beneficio di possedere per tanti decenni un palazzetto lussuoso nella città delle baracche.

La difesa del privilegio

Un privilegio che secondo taluni dettati creazionisti sarebbe un dono di Dio. Mentre tutti quelli che non lo hanno evidentemente non sono graditi a Dio. Secondo questa logica essi, i privilegiati, non possono e non debbono, far nulla per migliorare le condizioni dei meno abbienti, dei poveri, diversamente farebbero un torto a Dio. Dagli indigenti e dalla loro potenziale invidia debbono solo difendersi, in ogni modo, facendo i dovuti scongiuri affinché le posizioni non si ribaltino.

Apotropaismi tra i palazzi della città

Con questo cinico e pretestuoso sofisma si godono la loro condizione agiata facendone sfoggio marchiano.

Questa classe da sempre ha sottolineato simbolicamente, con questi segni, il suo potere universale su poveri e sventurati.

Questi decori hanno avuto la forza di irretire tutti coloro che al posto del senso della giustizia hanno sviluppato deleterie aspettative patrizie o quanto meno piccolo borghesi.

Quegli apparati decorativi sono pensati per essere un deterrente che inibisce ogni insurrezione delle menti semplici, con la grottesca convinzione che qualora da esse dovesse nascere un moto di rivalsa le pietre apotropaiche sarebbero lì pronte a scacciare questo sentimento maligno.

Gli apostropiasmi sono la forma di un pensiero compulsivo che crede alle negatività ed essendo incapace di controllare la realtà si affida al soprannaturale. Un atteggiamento intellettivamente immaturo, in certi casi del tutto infantile.

Un pensiero che si sente più sicuro se dispone di elementi e oggetti che possano difenderlo dal male, dagli sguardi malevoli di chi ha tutti i motivi di invidiare le sue condizioni sociali.

Questi decori sono essi stessi la forma, il significante più icastico, della difesa del privilegio.

Sono elementi con i quali chi li ostenta confessa la consapevolezza del proprio privilegio, della propria posizione dominante, che ha sempre ottenuto per volere di dio, del papa, del re, dell’aristocrazia, delle leggi, ma mai per le sue concrete e vere capacità.

Chi usa gli apotropaismi fa come quei signorotti di un tempo, rispettati e temuti, che comunque, “per sì e per no”, tenevano sempre il Griso a guardia dei loro castelli

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