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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Gioco d'azzardo business per la criminalità messinese, Addio Pizzo a sostegno dell'Antimafia

Il commento dell'associazione dopo il sequestro di 10 milioni di euro all'imprenditore La Valle. Guadagni garantiti da scommesse e slot machine illegali. "Terreno fertile anche per complicità di alcuni esercizi commerciali"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di MessinaToday

Anche oggi Messina si sveglia con una retata significativa nei confronti di un clan il cui potere economico e reddituale era risultato degli illeciti procurati dalla gestione di centri scommesse, sale bingo e di tutto ciò che concerne il gioco d’azzardo. A conferma del capillare lavoro investigativo delle nostre forze dell’ordine, il quadro che emerge da questa ultima operazione coordinata dalla Dda di Messina va ad aggiungersi a quello uscito fuori lo scorso settembre 2019 nell’ambito del processo Beta, che vedeva imputate le vecchie e nuove generazioni della potente cellula del clan mafioso Romeo-Santapaola le sui ramificazioni sono state da tempo accertate su tutto il nostro territorio. La mappa del potere dei clan in città, caratterizzato soprattutto dalla diffusione capillare di esercizi illeciti legati al gioco d’azzardo e alle scommesse clandestine, sta subendo colpo su colpo l’azione puntuale delle forze di polizia.

Gli accertamenti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria nel settore del gioco e delle scommesse d'azzardo ci ricordano come la nostra città e la nostra provincia siano fortemente attraversate dal problema del gioco d’azzardo e di conseguenza dall’impoverimento di ampi strati della popolazione risucchiati dentro l’illusione di un sistema, gestito proprio per lucrare in maniera spudorata sulle illusioni della gente, attraverso macchinette rubasoldi o diffondendo pratiche illecite attraverso bische clandestine, poker elettronici fino alla simulazione virtuale di corse di cani, usura e lesioni personali. Ricordiamo come nel solo comune di Messina nel primo semestre 2018 sono stati spesi in volume di gioco circa 217 milioni di euro. Quasi il 6% del reddito pro-capite medio dei messinesi ogni anno va in fumo tra scommesse, slot machine e apparecchi elettronici che erogano vincite in denaro. Un danno contenuto se confrontato con quello di altri capoluoghi ma che in un contesto di forte scollamento sociale come quello messinese segna la vita di centinaia di famiglie, esposte al depauperamento delle proprie finanze e della serenità delle proprie famiglie. Dall’ultima operazione emerge poi come sia diffusa anche la pratica della fornitura di servizi di vigilanza presso locali di intrattenimento notturni e di ronde mafiose a conferma della precedente operazione Flower del novembre 2019.

Come un copione rivisitato e aggiornato, il boss di turno o la rete criminale messa in piedi dai clan, funge da “risolutore” di contese e presunte rapine assicurando in taluni casi la restituzione stessa delle somme rubate.

Un coacervo di illegalità che purtroppo trova terreno fertile anche nella complicità diretta o indiretta di alcuni esercizi e centri scommesse che invece di denunciare i furti subiti, preferivano rivolgersi al clan di riferimento convinti di essere risarciti dell’ammanco come se gli stessi episodi di furto non fossero stati organizzati se non addirittura pilotati dallo stesso clan. Per non parlare della realizzazione di una vera e propria dimensione imprenditoriale attorno al clan. Se da una parte il copioso agire delle forze di polizia garantisce il territorio, “bonificandolo” per tempo e scardinando il potere dei clan che come un ecosistema va ricostituendosi anche dietro il ritorno di ex boss affascinati dall’idea di riprendere in mano il potere perduto, un potere di ritorno in questi casi, dall'altra parte come società civile messinese non possiamo ancora una volta non esprimere la nostra gratitudine e il nostro sostegno alle azioni messe in atto dallo Stato e al contempo manifestare alcune riserve legate alle concessioni date a determinati esercizi commerciali e non, di dubbia natura

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