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Redazione

Scoperta all'Archivio storico messinese, lo studioso Lizio-Bruno: se il La Farina trafuga il teschio del Maurolico

La curiosa testimonianza del poeta bibliografo sulla presunta violazione di sepolcri che chiama in causa la chiesa di San Giovanni di Malta e dà una nuova “ironica” chiave di lettura sull'antica rivalità tra i due licei

Tutti sanno che da quando alle scuole è stata attribuita l’autonomia si è scatenata tra quelle di uno stesso comprensorio una lotta a coltello per accaparrarsi iscrizioni. Così, nella nostra città, Bisazza contro Ainis, Seguenza contro Archimede, La Farina contro Maurolico, ecc., quasi fosse una vera e propria guerra di religione. È noto che, in particolare, la rivalità tra queste due ultime scuole ha coinvolto e coinvolge persino l’Associazione Italiana di Cultura Classica, nel cui ambito il “Maurolico” organizza il “Certamen Peloritanum”, al quale è stato da qualche anno contrapposto dal “La Farina”, quasi nello stesso periodo, un “Agòn” di greco. Fermo restando che il “La Farina” è nato molto dopo il “Maurolico”, dapprima come sezione staccata di esso, una curiosa notizia da noi ritrovata tra le antiche carte dell’Archivio del Comune di Messina può forse, con un po’ d’umorismo, spiegare i misteriosi meccanismi che, anche inconsciamente, possono ispirare le attuali guerre tra questi due Licei.

Uno studioso messinese vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento (morì nel 1908) che insegnò diversi anni al “Maurolico”, Letterio Lizio-Bruno (poeta, storico, squisito traduttore dal greco e dal latino, folklorista, bibliografo, dantista, epigrafista, scrittore di letteratura infantile) scrive, in un articolo da noi ritrovato su un numero dell’ “Archivio Storico Messinese” del 1906, che al cadavere di Francesco Maurolico, che, secondo quanto sapevamo, avrebbe dovuto oggi essere conservato “per intero” nella chiesa di San Giovanni di Malta, manchi la testa!

Così scrive testualmente Lizio-Bruno: “A proposito di sepolcri violati, dirò che nel 1852 o 53 in casa La Farina in Messina io abbia veduto un gran teschio, su cui erano attaccate delle striscioline di carta, ove in carattere minutissimo l’insigne Giuseppe di quella famiglia aveva fatto, quand’era giovane, i suoi studi frenologici, con lo scriverci i nomi anatomici corrispondenti ai vari punti del teschio. E seppi allora ch’esso era stato sottratto (nella Collegiata Chiesa di San Giovanni) al sepolcro del secondo Archimede, Francesco Maurolico, gloria somma d’Italia, il quale sepolcro è nella navata destra della Chiesa anzidetta”.

Ora, poiché sull’attendibilità della testimonianza di Lizio-Bruno, come, del resto, sulla sua serietà di studioso, non possono esistere dubbi, sorge l’idea psicologico-esoterica che risalga ad allora l’origine di una rivalità che pare oggi insanabile! Forse Maurolico chiede che il suo scheletro abbia pace con una ricongiunzione col cranio che fu studiato dal La Farina e nel frattempo mette zizzania dall’al di là tra i docenti dei due Istituti? Forse vuol far pagare a La Farina la colpa di aver probabilmente comprato da qualche profanatore senza scrupoli, magari un custode della chiesa, la sua venerata testa, insinuando al contempo nella mente dei Messinesi la superiorità della tradizione mauroliciana? E non possiamo neppure evitare di chiederci: l’esimio patriota, ricordato da una lapide cimiteriale redatta proprio da Lizio-Bruno, fece poi rimettere al suo posto il teschio dello scienziato o questo non può ancora trovare pace essendo caduto in altre mani o andato distrutto? Insomma, ci piacerebbe sapere se la tomba di Maurolico racchiude uno scheletro completo o no!

Giriamo la domanda a coloro che hanno in custodia attualmente la chiesa di San Giovanni di Malta.

Scoperta all'Archivio storico messinese, lo studioso Lizio-Bruno: se il La Farina trafuga il teschio del Maurolico

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