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Lavoro, diritti e responsabilità: se il dipendente della Messina social city "graffia" un'auto parcheggiata e paga di tasca sua

Una "determina" della società partecipata per riflettere su come si stiano pian piano sbriciolando tutti i nostri diritti, non solo alla pensione e forse persino alla vecchiaia ma anche a piccoli errori insiti nella natura del lavoro stesso

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare. Viene in mente Guccini davanti alla determina della Messina Social City che accetta la disponibilità di un dipendente, che forse guadagna poco più di mille euro al mese, a farsi decurtare dallo stipendio  circa 700 euro per aver graffiato inavvertitamente  la fiancata sinistra di un’auto in sosta “durante l’espletamento del proprio servizio”.

Ma se quella di Guccini “non meritava nemmeno due colonne sul giornale”, due righe due questa vicenda le merita perché non si capisce davvero per quale motivo un dipendente senta la necessità di mettere per iscritto la propria disponibilità a farsi carico della riparazione. Non rientra nel rischio delle sue mansioni? In quale altra azienda pubblica o privata un autista che investe deve pagare di tasca propria, posto che l’auto è assicurata? 

Il mondo del lavoro è fatto sempre più da piccole storie assurde. Perché quello che potrebbe essere visto dai più come un semplice gesto di responsabilità del lavoratore mette in evidenza invece come la situazione nel mondo del lavoro sia sempre più una vera emergenza civile sia in termini di occupazione che di diritti. Con segnali che non sono affatto promettenti soprattutto in Sicilia, dove questo rischio difficilmente viene colto da chi guadagna più di undicimila euro al mese.

L'articolo 38 della nostra Costituzione stabilisce che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia…”. 

Invece sembra che abbiamo perso tutti i nostri diritti, non solo alla pensione e forse persino alla vecchiaia. Di sicuro anche a errori insiti nel lavoro stesso.  Ora, siamo sicuri che le auto della Messina Social City sono assicurate come dovrebbero esserlo tutte le auto in circolazione. E forse anche con assicurazioni pensate in modo da coprire tutti i danni. Ma, in questo caso, dopo un incidente si fa una regolare denuncia all’assicurazione che dopo la perizia liquida il sinistro. Non si fa pagare al dipendente. Almeno che non si sia messo alla guida drogato o ubriaco. E se a subire danni fossero state persone e non cose? Cosa sarebbe accaduto?

Sappiamo che l’articolo vattelapesca del contratto nazionale ribadisce la responsabilità dell'autista del veicolo che gli viene affidato e del suo carico così come la  responsabilità per imprudenza e bla bla.

Ma forse sarebbe il caso, in questo Paese, di cercare alla fine una strada per tornare a parlare di diritti dei lavoratori e di giustizia sul lavoro. Altrimenti saremo costretti a raccontarne sempre di più di queste piccole storie ignobili.

Nel frattempo aspettiamo qualcuno in Sicilia che sappia spendere il suo mandato parlamentare per fare diventare la questione lavoro un’emergenza nazionale. Non c’è fretta, tanto i siciliani sono diventati pazienti come i loro rappresentanti. Poi dicono che dalla politica non si impara nulla.

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