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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Crisi di governo: il conto, salato, della psichiatrizzazione della politica

Per capire l’inganno che il Movimento 5 Stelle e, prima ancora i suoi fondatori, sono riusciti a infliggere al Paese, mettendolo infine di fronte a un baratro fascista, occorre partire da una decina di anni fa con il trionfo di un movimento che ora deve elaborare un lutto colossale

Per capire l’inganno che il Movimento 5 Stelle e, prima ancora i suoi fondatori, sono riusciti a infliggere al Paese, mettendolo infine di fronte a un baratro fascista, bisogna partire da un taxi, a Roma, una decina di anni fa. Si erano appena svolte le elezioni che avevano sancito il trionfo del Movimento e, visto che considero molti tassisti dei veri e propri antropologi culturali, avevo chiesto a chi mi conduceva in albergo quale fosse la sua impressione su quel risultato così clamoroso. Mi aveva risposto serenamente, invitandomi a non preoccuparmi perché sarebbe finita come con la Lega. Acutamente aveva considerato che quando arrivano a Roma, a cominciare da quelli che la definivano ladrona, finiscono per essere storditi dal fascino della città ed esaltati dal potere che vi si respira, e non se ne vogliono più andare.

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Infatti, lo psicodramma del Movimento e, purtroppo, del Paese arriva (anche se molti sottovalutano questa variabile) in concomitanza con il suono della campanella, ossia con la fine del secondo mandato, che dovrebbe segnare la chiusura dell’esperienza politica di molti parlamentari del M5S. Nessuno vuole l’arrivederci Roma, oramai la dipendenza è nel Dna di questi populisti asserragliati nel bunker a ragionare di sondaggi e non di vite umane, ma del resto è nel loro stile, bastava guardare con un filo di cura quando la setta prendeva forma a colpi di vaffanculo ecumenici. Non propriamente lo scalpello di Michelangelo.

Ora siamo di fronte al lutto colossale di chi era niente e si è ritrovato all’improvviso a essere qualcuno, pure rimanendo il niente che era. Il lutto di chi, non venendo a capo dei problemi propri aveva preteso, temerariamente, di risolvere quelli altrui.

Non poteva che finire così e così finisce, con centinaia di naufraghi attaccati a improvvisati salvagente, arrabbiati con il mondo intero, asserragliati nell’angoscia di tornare alla vita precedente, dove non erano molto diversi dai tanti italiani a cui ora stanno cercando di infliggere il peso della loro frustrazione esistenziale, generando una situazione drammatica che prende corpo all’interno di un tempo che per l’Italia e per il Pianeta non potrebbe essere peggiore. Il partito degli avvocati del popolo si trasforma in una corporazione che cerca di salvare se stessa, anche a costo di rovinare quel popolo.

Ma questa è solo una parte del problema, perché il vero danno generato dalla creatura di un comico e di un informatico è più strutturale, ovvero la psichiatrizzazione della politica, una strada della quale avevo denunciato i pericoli proprio negli anni d’oro del Movimento. Quasi sei anni fa avevo scritto, a proposito di uno dei due fondatori: “La verità è che se proprio dobbiamo sceglierci un dissacratore è meglio puntare su uno con dei numeri, alla Michael Moore, tuttavia, qualora avessimo avuto qualche dubbio, il comico aggiunge un altro carico da undici, con la surreale querelle sulla titolarità del blog che porta il suo nome. Negare di esserne il signore assoluto è un atto di viltà, soprattutto se lo statuto del Movimento dice esattamente il contrario. Il gallo non è ancora sveglio e il comico nega l’evidenza. D’altro canto, è il capo di una masnada di individui arrabbiati e inconcludenti. Egli, incapace di fare la rivoluzione, si limita alla rivolta, per questa basta mandare a quel paese il mondo intero mentre per la rivoluzione sono necessari talento, preparazione, maturità e spirito critico. Ingredienti che nell’esercito di Franceschiello, tutto emozioni, colpi di testa e gavettoni, manovrato attraverso il megafono dal Mago di Oz, non sovrabbondano”.

In una politica psichiatrizzata, gli altri non esistono più, esiste il proprio struggente bisogno di affetto, di considerazione e, ancora più spesso, di rivalsa. In questo brodo di questioni interiori irrisolte, i cittadini, vellicati con parole al miele, non sono mai il fine ma semplicemente il mezzo, per raggiungere quell’obiettivo, essi sono portatori di bisogni e di emozioni, la cultura populista questo lo sa benissimo, perché coloro che la praticano quei bisogni e quelle emozioni li vivono da sempre in modo intenso, sanno dunque come muoversi nelle loro pieghe, massimizzando il risultato.  “È la democrazia quantistico-psichiatrica, la vera creazione di Beppe Grillo, dove contano tanto gli stati d’animo, sia pure volatili, di uno, e niente la realtà. Lui vorrebbe che mollassimo gli attuali partiti, perché pieni di ladri. Fino a qui potremmo anche starci, ma se l’alternativa sono delle nuvole di probabilità, così care alla meccanica quantistica, oppure l’esercizio bipolare del potere, con regole decise in cucina, allora ci penso, perché se uno è ladro posso sempre allontanarlo, mentre se è imprevedibile e fuori controllo può rubarmi la vita”.

Bisogna tornare alla politica come servizio, ma perché questo si realizzi è necessario formare e convogliare al suo interno giovani dotati di etica e di talento, soprattutto bisogna insegnare loro a diffidare di presunti leader carismatici, perché la democrazia deve farne a meno, ad essa bastano persone per bene e preparate.

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